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Clan DestinoFaenza10/05/2007"Questo è pazzo, il concerto inizierà più tardi. Si sta ancora facendo i ricci."
"L'ingresso per questo concerto doveva costare 5 € ma successivamente - visto il personaggio - abbiamo deciso di non fare pagare niente."
Con queste parole incoraggianti una donna dello staff del Clandestino presenta James Chance. L'atmosfera è decisamente pulp. E un po' da night club. Un po' surreale. Tutto in regola quindi. Siamo in una cinquantina di persone. Il palchetto che ospita i Contortions è vicino, 2 metri massimo. Sì, il locale è imbevuto di surrealismo. All' improvviso fa il suo ingresso l'uomo che riesce a motivare l' insensatezza. Ha usato la cucina del locale come camerino (coi vetri trasparenti). Un cammino goffo, lo sguardo rivolto verso il basso (come se stesse accompagnando al guinzaglio un barboncino immaginario), volto inquietante e bianco, giacca più grande del dovuto, papillon spiegazzato e pantaloni allacciati grossomodo all' altezza capezolli. Il totem della No Wave è lì, in tutto il suo splendore decadente, la sua schizofrenia e la sua eleganza. O Forse è solo il suo fantasma. O forse quello del suo eroe James Brown. Chi lo sa. Sembra un Beethoven riesumato dall' Ottocento e trapiantato in un secolo nuovo, lontano dal suo costume e distante dalla sua identità. E' affetto da afasia, è spaventato dai comuni mortali e vuole trincerarsi dietro il suo ermetismo. Nell' indifferenza generale comincia il concerto con "Off Black" e il clima diventa acido. Note di organo dissonanti, ritmi circolari e incalzanti e poi il Sax....Abbandonato momentaneamente l'organetto, il nostro si dirige verso il Sax e - dopo averlo attaccato al laccetto - vomita una scarica di gemiti da lupo mannaro. Le note sono impazzite, la ragione non è mai esistita. Siamo nell' alto mare dadaista e non tutti se ne rendono conto. Lui continua ad urlare, a ululare, a zigzagare, a contorcersi claustrofobicamente e a far scivolare i piedi sul pavimento. Sifda le leggi della fisica e rimane in equilibrio. Il concerto prosegue col punkfunk di "Designed to kill". Ve li immaginereste i Parliament pogare? Ecco, una cosa del genere. Questa musica è stregata, è troppo avanti rispetto al resto. La No Wave è la fine della musica. La gente reagisce alle gesta del White ridendo e pensando "Questo è da rinchiudere in una gabbia". E più passa il concerto, più diventa difficile rimanere fermi al groove e alle spinte psicofisiche di questo "freepunkfunk". Inutile dirlo, il climax viene raggiunto con l'inno nazionale della No Wave: "Contort yourself". Tutti cominciano a ballare e a sudare e James White ci spara in faccia frasi importanti come "Now is the time to lose all control, contort your body and twist your soul...Once you take out all the garbage that's in your brain/Forget about your future and just go insane[...]Once you forget your affection for the human race, reduce yourself to a zero, then you're gonna fall right in place...Contort Yourself! One Time! Two Timea!! Three Times! Four Times!!!! Five Times!!!! Ahhhhhhhhhhhhh". E' un lupo mannaro. O meglio un "cannibale bianco", per dirla con il titolo di un suo disco live. Ieri sera c'è stato un passaggio di consegne tra Pazzia e Normalità. Tutto era rovesciato, contorto e irreversibile. Finito il pezzo, James White sparisce nella cucina/camerino continuando a suonare il sax. Il pubblico invoca un bis e viene accontentato. Il contorto ritorna fuori e intona (si fa per dire........) "I can't stand myself" del suo padre spirituale James BRown. Qualche minuto prima gli aveva anche dedicato un pezzo molto sofferto. E' morta anche una parte di lui. E così si spengono i rilfettori e si ritorna alla normalità (molto drogata). Entro nella cucina del Clandestino e mi "intrattengo" un po' con lui. Usa due onomatopee per parlare e ha un volto bianco, insicuro, stregato e terrorizzato. Per la prima volta in vita mia ho avuto a che fare con un fantasma. Mi firma convulsamente la locandina del concerto in questo modo:
" A Daniel, cannibalisticamente tuo James Chance".
I pazzi si sentono a loro agio - e sono particolarmente ispirati - quando mi vedono. Per fortuna.
[Dani Mani]
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