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In ogni genere ci sono dischi che nascono per piacere solo a uno sparuto numero di persone. I motivi possono essere diversi, ma oltre la solita “top 40 dei migliori dischi” c’è sempre quel nome che fa storcere il naso a molti e sorridere una minoranza. Negli anni ’90 erano i Melvins: amati da chi non amava niente e odiati dalla maggioranza. Negli ultimi anni questo ruolo sembra esserselo ritagliato Alexander Gregory Kent, frontman degli Sprain, poi solista e ora anima di questi Shearwater.
Gli Sprain erano quel gruppo che, prima di sciogliersi, pubblicò lavori bizzarri sospesi fra noise, post-rock e cantautorato, infilando persino un brano da 45 minuti in scaletta. Con gli Shearwater il discorso continua, spingendo ancora di più verso il lato Swans e Xiu Xiu, senza però dimenticare l’amore per i Godspeed You! Black Emperor (palese già dal titolo del disco).
Il risultato? Una schifezza inudibile: senza capo né coda, piena di sproloqui recitati con enfasi teatrale che fanno sembrare Meat Loaf un campione di sobrietà. La musica tenta di seguire i deliri mistici di Kent, che passa senza apparente motivo da momenti soft al rumore bianco più brutale. Ovviamente tutto questo porta con sé anche dei “difetti”: ad esempio l’uscita esclusivamente in formato fisico su uno scomodo CD-R, venduto solo ai concerti o su Bandcamp.
Eppure, se come il sottoscritto adorate i folli che vengono assecondati nei loro deliri mistici, amerete anche questo Motherfucker: da piazzare in collezione tra un disco di Lingua Ignota e uno dei sempre solari Daughters. Anzi, non mi stupirebbe se un domani emergesse che Alexander sia pure una persona abusiva e sadica: a quel punto il cerchio si chiuderebbe definitivamente.
[Dale P.]
Canzoni significative: ...
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