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Shellac - To All Trains (Touch And Go)

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Shellac - To All Trains
Titolo: To All Trains
Etichetta: Touch And Go
Anno: 2024
Produzione: Shellac
Genere: rock / noise /

Voto:
Produzione:
Originalità:
Tecnica:



Ascolta To All Trains





Per 10 anni Shellac sono stati giusto un affare per i fan più hardcore e i frequentatori del Primavera Sound di Barcellona, dove ogni anno si divertivano a fare un concerto. L'annuncio dell'uscita di "To All Trains" è stata accolto con un cinque alto dai soliti che non vedevano l'ora di riascoltare nuovi riff affilati e sbilenchi. Il caso vuole che Steve Albini abbandoni questo mondo a causa di un infarto proprio pochi giorni dalla pubblicazione del sesto disco a nome Shellac. Inevitabilmente si attiva la celebrazione del lavoro decennale di Steve, soprattutto dietro al mixer, con ricordi da parte di tutti gli appassionati su questo o quel disco. Di conseguenza il giorno dell'uscita di "To All Trains" i negozi di dischi vengono letteralmente assaliti da grandi e piccini richiedendo una copia in vinile. Risultato: sold out immediato in tutto il mondo. Un po' come successe qualche anno fa dopo la morte di David Bowie e l'uscita di Blackstar.

Altra beffa del caso: tutta la discografia della band viene caricata pochi giorni dopo nei siti di streaming come già deciso in precedenza da tutti e i tre membri. Questa mossa, che immagino sia stata fatta alla Neil Young perchè "se proprio vogliono ascoltarci in streaming in bassa qualità che lo facciano", è stata fondamentale per incuriosire definitivamente tutto il pubblico rock ad ascoltare (finalmente) gli Shellac.

Che magari si aspettavano una roba estrema, storta, contorta, difficile e invece si trovano con un gruppo rock minimale con suoni essenziali, ritmi non troppo tirati, riff grintosi ma non "in your face" e una voce che bofonchia storie. Un gruppo da vecchi? Forse. Ma dopo lo sbigottimento iniziale c'è chi magari ha avuto la pazienza di riprendere l'ascolto e lasciarsi conquistare da un particolare modo di suonare la chitarra sia rumoroso che melodico, un basso che zitto zitto perfora lo stomaco, un beat che nella sua essenzialità non può fare a meno di far scuotere la testa. E quella voce bofonchiante mette a nanna buona parte dei parlottieri / parolieri del post punk attuale.

Non è At Action Park e i dischi immediatamente successivi ma ha dimostrato di avere le canzoni giuste al momento giusto. E' ironico che un disco con un titolo e una copertina così abbia funzionato per tutta una sequenza di coincidenze e perfetti orari. E si concluda con un brano intitolato "I Don't Fear Hell"...

[Dale P.]

Canzoni significative: Scrappers, I Don't Fear Hell.

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