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L’esordio degli Sprints arrivň accompagnato da parecchio hype e dall’entusiasmo di una stampa forse troppo desiderosa di scoprire la prossima grande sensazione post-punk. Il pubblico di Spotify, invece, si lasciň coinvolgere per circa una settimana, giusto il tempo di passare oltre. Personalmente non trovai grandi doti nel debutto, ma ero convinto che, se la City Slang aveva deciso di metterli sotto contratto, un motivo valido doveva esserci. Riascoltandolo oggi, confermo quel giudizio: l’attitudine c’era, ma il suono e le canzoni molto meno.
Con “All That Is Over” la band mostra finalmente la propria vera natura. Tolta la patina post-punk, il produttore (e mentore) Daniel Fox dei Gilla Band regala agli Sprints un’irruenza alternative rock rumorosa e anni ’90, diciamo pure un grunge senza troppe paranoie. Chitarre ruggenti, ritornelli finalmente memorabili e un equilibrio riuscito tra pieni e vuoti.
La cantante Karla Chubb urla e canta con convinzione, senza mai risultare forzata e, soprattutto, senza gli ammiccamenti post-Amyl and The Sniffers che affliggono tante colleghe.
Possiamo finalmente, e con grade piacere, annettere gli Sprints nel campionato “alternativo” di questi anni.
[Dale P.]
Canzoni significative: To The Bone, Beg, Rage.
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