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Uno dei motivi per cui adoro la musica underground è che, fondamentalmente, se ne frega di dover piacere a tutti i costi. Almeno in teoria perché, in pratica, molti usano l’underground come palestra per farsi le ossa e poi passare all’incasso. Nulla di male, certo, ma non è il caso dei Sum Of R, band nata come progetto solitario dello svizzero Reto Mäder (Ural Umbo, JeGong, RM74) e oggi arricchita da due pesi massimi: Jukka Rämänen (Dark Buddha Rising, Hexvessel, Waste Of Space Orchestra, Dust Mountain) e Marko Neuman (Dark Buddha Rising, Ural Umbo, Waste Of Space Orchestra, Convocation).
Dopo aver attirato l’attenzione degli appassionati con Lahbryce (2022), il progetto si è fatto più organico e, come suggerisce la copertina di Spectral, è diventato una creatura multiforme. Non a caso, nel disco compaiono anche Juho Vanhanen (Oranssi Pazuzu), G. Stuart Dahlquist (Burning Witch) e Yusaf Parvez (Dødheimsgard): tre entità apparentemente lontane che si amalgamano sorprendentemente bene con la formula proposta.
Spectral potrebbe essere considerato un album post-metal, ma in un senso progressivo e sperimentale. Non ci sono ritornelli né riff portanti, bensì una visione d’insieme fatta di oppressione e inquietudine. Spesso, molto spesso, l’ascolto è faticoso. Arrivare a metà disco è già una sfida, ma come certi libri va affrontato con calma e la giusta concentrazione.
Non lo definirei un album “intellettuale”, perché si parla pur sempre di riff pesanti e urla belluine; ma lo sviluppo della trama sonora è ricco di dettagli e sfumature, prende strade impreviste e, a volte, esagera con le scelte più stridenti. Ed è proprio questo il fascino dell’underground: a Reto non interessa piacere.
I Sum Of R non esistono per fare soldi o “arrivare da qualche parte”: esistono come pura espressione artistica e per condurre l’ascoltatore da qualche altra parte.
[Dale P.]
Canzoni significative: Agglomeration, Cold Signature.
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