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Non mi vengono le parole per descrivere quello che ho provato alla notizia della morte di Joe Strummer. Non è stata una morte annunciata come quella di Layne. Neppure come quella di due dei più grandi bassisti della storia. E' stato un fulmine a ciel sereno. Una di quelle tragedie di cui ti interroghi se tutto ciò abbia un senso. Mi viene da pensare che Dio volesse un esibizione personale di Joe. Mi viene anche da pensare che Joe nei suoi 50 anni di vita ha cambiato le sorti della musica e che poteva ancora giocarsi delle discrete carte per il futuro. E poi era imminente la ormai troppo sognata reunion dei Clash. Che per uno della mia generazione forse voleva dire poco. Quando i Clash erano la migliore macchina rock'n'roll io non ero ancora nato. Quando si sono sciolti non posso certo ricordarmelo. Ovviamente li ho scoperti come tutti quelli della mia generazione: "Should I Stay Or Should I Go". Ovviamente ripudiata a colpi di White Riot e I'm So Bored With The USA. Fortunatamente scoperti in tempo per dare il giusto peso ai Rancid; scoperti in tempo per capire che gruppo immenso fossero. L'unica volta che ho sentito Joe cantare dal vivo è stato in televisione. All'Independent Day Festival di qualche anno fa. Con i Mescaleros. Lì capii che avrei voluto essere nato qualche decennio prima per poter vedere la macchina da combattimento in azione. Ma ringrazierò sempre Joe per un fondamentale disco: London Calling. La chiave di lettura di tutta la musica di oggi. Uno di quei dischi che cambiano le sorti future della musica. E quella copertina... Joe mi mancherà come mancano tutti quegli uomini immensi capaci di emozionarti solo con la voce. E lassù sai quanti gruppi metterà in piedi? Joe senza di te la musica ha perso una delle colonne portanti. Joe ci manchi già. [Dale P.] |
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