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Il Business Della Frangia - Indie




Indie - Il Business Della Frangia


Saremo incontentabili. Abbiamo passato l'adolescenza imprecando contro la televisione perchè non trasmetteva le nostre band preferite. O sperando che i media iniziassero a trattare dei nostri interessi. Perchè sapevamo molto poco modestamente che i nostri ascolti erano migliori di quelli proposti normalmente alla massa.

Ci siamo riempiti la bocca con le parole alternativo, indie, "nessun compromesso", punk, do it yourself, cercando di evangelizzare quelle persone che come unico input avevano i grandi media di informazione controllati dalle multinazionali.

Internet è stata l'ultima rivoluzione musicale dopo i Nirvana e il grunge (e guardacaso entrambi contribuirono a portare l'underground alle masse), in un'era in cui l'immagine vale molto di più della sostanza. E internet è l'emblema stesso di questa affermazione. Lo schermo (quindi immagine) come unico criterio di valutazione e ricerca di un qualsiasi prodotto. Guardate i milioni di acquisti che si fanno quotidianamente su Ebay, basati solamente dalle foto e dalla descrizione. O pensate alla pornografia, il più grande business della rete. Allo stesso tempo, internet è anche il più grande database di informazioni attualmente esistente. Saremo tutti più ciechi ma il livello base di conoscenza si è alzato di parecchio.

Cosa succede però quando qualcuno vuole farti conoscere le proprie informazioni? Può essere un marchio di vestiti che si vuol far strada, così come una label? Non basta avere un sito web, bisogna che la gente ci vada. Ecco che viene in aiuto la definizione stessa di internet: pornografia+informazioni. Modelle, amiche, vicine di casa che diventano da un giorno all'altro testimonial di qualche nuovo brand (l'esempio lo abbiamo anche nel sito che state visitando adesso).

Tornando alla musica, se in Italia si scopre l'hiphop un bel po' di anni dopo l'effettivo boom, nel mondo la parola "cool" è "indie". L'indie della generazione emo, metalcore, glitch, laptop, brit rock, electroclash. Tutti uniti da un unico, grande e grave problema: il crollo inesorabile della sostanza a favore dell'immagine, unico criterio di valutazione dei talent scout.
Ben diverso da quando indie voleva dire Fugazi o emo i Sunny Day Real Estate e i Mineral, e indie pop erano i Beat Happening.

I manager in giacca e cravatta hanno fiutato l'affare. Usare l'estetica, i suoni, lo slang "indie" per confezionare prodotti vuoti, da buttare appena finito l'effetto novità. Così come successe 15 anni addietro quando, con la moda del grunge, spuntarono come funghi band "false" come Bush, Stone Temple Pilots, Candlebox, Silverchair, basati più sull'immagine che sulla musica (benchè non completamente trascurabile). Come su Vanity Fair si vedevano modelle vestite con le camicie di flanella, lo stesso accade adesso con magliette sdrucide e ingiallite indossate da modelle tatuate con piercing e cresta.
La richiesta del pubblico è questa. Basta vedere il successo di marchi come Suicide Girls (in cui ragazze "indie" si fanno vedere come mamma le ha fatte), Pitchfork (capace di muovere migliaia di dischi solo con una recensione), American Appeal (vestiti per indiekids) e il loro relativo filone di imitatori (Spaghetti Pin Up in primis).

Allo stesso modo è diventato parte del business il visino carino della tastierista o della bassista, così come la faccia da sfigato del cantante. In un certo senso è quasi come aver istituzionalizzato la carriera dei Superchunk, da sempre vero emblema dell'indietudine. (Prevediamo quindi che il prossimo video di Madonna citerà quello di "Watery Hands").

Criticabile o meno, è lo specchio di questa decade così come lo erano i Duran Duran, le spalline e le timberland negli anni 80. Non bisogna dimenticare però che esistevano altri anni 80, così come oggi esistono milioni di altre realtà. Che non abbiamo più la forza di chiamare "indie" ma che ne mantengono intatto lo spirito originario.

Ma come mai la generazione Mtv (anzi, la generazione Flux) ha scelto quest'estetica? Continuando i paragoni con il grunge, negli anni 90 si scelsero camicie di flanella e Doc Martens come risposta al becero hard anni ottanta tutto lustrini e capelli cotonati. Da Seattle uscì un ondata di band sincere, disposte a sperimentare e ad offrire il proprio corpo in nome della musica. Il pubblico capì che quelle band non erano lontane dal loro mondo e, paradossalmente, divennero ancora più idolatrate di coloro che si mostravano come dei.
Quindici anni dopo, internet ha fornito la stessa possibilità del punk e la "normalità" del grunge: chiunque può fare tutto. Il chitarrista con quattro accordi può fare un canzone di successo (per dire "Is This It" degli Strokes è tutto suonato su non più di due accordi). E 9 volte su 10 pensa a come poter far ballare una ragazza (e qui addirittura torniamo alla genesi del rock). Se sei una ragazza bruttina (quindi che non rientra negli standard di bellezza televisivi), può addirittura diventare una bomba sexy se hai il piercing al punto giusto (ovvero a caso) o il tatuaggio colorato. Il servizio fotografico è garantito e magari ti entrano pure due soldi in tasca.

In questo contesto, Kathleen Hanna de Le Tigre è stata molto più riot e influente che con le Bikini Kill (che ricercavano l'orgoglio femminista): quante ragazze sognano di avere una band come la sua? Peaches, Violetta Beuregarde, Tying Tiffany (tre diversi esempi di come le ragazze usino il sesso per far parlare di sè) e tanti altri cloni dedidi all'uso del Fruity Loops, ne copiano l'essenza per riempire i dancefloor. Su Mtv Flux, non si vedono altro che band di frangettoni che cercano di far ballare. Quindi i ragazzi suonano, le ragazze ballano e si spogliano, fotografate da ragazzi con macchine fotografiche digitali (altra invenzione da non sottovalutare nell'ambito diy) o polaroid, inserite nei blog e commentate da altri ragazzi con altri blog. Dopo qualche migliaio di commenti il discografico fiuta l'affare e fa cantare la ragazza in qualche band paracula, o addirittura come personaggio solista vero e proprio.


Va da sè che se internet ha dato a tutti la possibilità di diventare qualcuno (opinionista, regista, musicista, modella) in un primo momento sono quindi venuti meno i ruoli "patinatori" come produttori e tecnici, in grado di dare un tocco vendibile al prodotto. Paradossalmente, adesso,sono proprio questi "patinatori" a rendere il prodotto più vicino all'estetica che tanto successo sta avendo oggi. Basta sfogliare riviste trendy per essere circondato da questa nuova estetica.

Come negli anni 80, stiamo pensando a far soldi in modo veloce. Solo che se negli anni 80 esisteva la speranza del lavoro (yuppie), oggi il lavoro è una chimera. E proprio questo "diy" sembra l'unica strada per raggiungere il successo.
Successo sempre più effimero e difficile da raggiungere tale e tanta è la concorrenza.
Risulta però ironico che l'inno di milioni di italiani festeggianti per la vittoria del mondiale sia proprio una canzone di natura indipendente, quindi ragionata non per il successo ma per il semplice gusto della composizione.
Assisteremo quindi alla migrazione delle band ai piani alti della Sony, ripetendo gli anni 90 alla ricerca dei nuovi Nirvana. Poi le major si accorgeranno che è più facile costruire a tavolino i progetti, spingerli tramite canali "alternativi" come blog, youtube, myspace e podcast (con addetti stampa delle major travestiti da indiekids), fare due foto giuste (rigorosamente con la Polaroid) e vedere i dischi vendersi. Ovviamente il contenuto musicale non interessa.


Il pubblico di massa butterà giù anche questo boccone mentre ci saranno le solite persone che gli parleranno di... già se non possono più parlare di "indie" di cosa parleranno?
Ci sentiamo derubati da questo esercito oscuro che non ci consente neanche di combattere ma solo di sprofondare con maggiore veemenza in un underground più vero...



[Dale P.]