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Intervista - Lingua




Lingua - Intervista


Lingua sono una band di Stoccolma. Hanno esordito nel 2006 con "The smell of a life that could have been" per Mascot Records, un disco che io considero il miglior episodio dopo tanti pessimi tentativi di milioni di band di catalizzare ingombranti eredita' di Soundgarden, Tool, A Perfect Circle, Alice in chains e gran parte del rock "alternativo" dei 90.
Il 24 settembre uscira' "All my rivals are imaginary ghosts", che trovate recensito su Taxi-Driver.



Il meteo di Stoccolma ha le convulsioni.
Le nuvole fanno zapping sulla citta' e non c'e' verso di capire se morirai di caldo o di freddo o di entrambe le cose nello stesso momento.
Mi vedo con Misha, il chitarrista, dal mio hotel. Incontrarlo in giro per la citta', con nomi dei posti lunghi come confessioni, sarebbe un bel casino.


Io non lo dico a loro, ma voi sappiate che non avevo alcuna intenzione di formulare domande, di prendere appunti, di registrare quanto succede. "Go with the flow", direbbero i Queens of the Stone Age.
Appena arrivati in studio anche loro confessano che tranne il caso di un loro amico svedese, in genere tutte le interviste sono avvenute per email.
"Sai, ti fanno domande e la risposta muore li'. Non c'e' un seguito, un approfondimento. Si, magari aspetti un'altra mail ma in genere non arriva.", dicono.
E' una cosa che anche io detesto. Racconto loro la volta che intervistai per mail i GF93 e sbagliai tutte le domande, scrivendo cose del tipo "in questo testo parli della tua vita" mentre in realta' la band aveva parlato di tutt'altro. Ridiamo, pare sia un classico.

Mi spunta dietro le spalle il batterista Patrik, un ragazzone biondo che e' esattamente la versione bionda di un batterista con cui io ho suonato per anni.
E' curioso. Loro assomigliano davvero ad amici che ho, lo studio e' molto simile a dozzine di altri studio che ho visto e siamo a pochi chilometri dal piu' grosso cimitero di Stoccolma.
Dalle mie parti e' la stessa cosa. Mi rimane il dubbio che sia un episodio di Twilight Zone.

"Suoneremo anche qualche pezzo vecchio", dice Misha.
"Ah, ma io non voglio piu' suonare i vecchi pezzi, cazzo" dice Thomas.
Ridiamo tutti. I vecchi pezzi sono dei grandissimi pezzi. Durante le prove ne suoneranno tre o quattro. Uno e' una mia richiesta "The constant state of Puttra". "A proposito" dico, "Che vuol dire Puttra?" (su youtube c'e' un videobootleg dove Puttra diventa Grutta, e pare proprio che nessuno sappia che cosa possa significare). Iniziano ad arrovellarsi per tradurre dallo svedese e passarmi il termine in inglese.
"E' qualcosa di fermo... che bolle... che inizia"
Misha si lancia: "Well, do you know SUGO DI CARNE?" Scoppiamo a ridere.
"E' come quando lo fai cuocere e poi deve rifinire, quindi abbassi la fiamma. Indica un momento in cui le cose stanno per accadere, ma ancora non sono successe e non hai presente quando inizieranno."
Nel vederli suonare dal vivo percepisco una semplicita' che di fatto sul disco non riesco a percepire. A loro dico che sembrano piu' "Kyuss", ma in realta' e' sbagliato. Hanno un approccio piu' grezzo, ma in qualche modo non suonano per nulla punk. Di band in salette ne ho sentite a decine. E basta un potenziometro sballato per suonare qualsiasi cosa come se fosse un punk di cui non ti importa nulla.
L'intonazione di Thomas e' incredibile. La band suona tutto in modo splendidamente calibrato, pulito, liscio come l'olio. Ci sono poche sviste e sono dettate dall'atmosfera amichevole e dalle birre che tutti stiamo scolando.


A fine prove, oltre due ore tra pause, chiacchiere e risate le testate degli amplificatori sono il suolo di presepi fatti di lattine e bottiglie.

"Gran parte di The Smell era studiato sul come avremmo suonato i pezzi dal vivo. E' stato difficile." dice Misha."Ah si, quando abbiamo riarrangiato alcuni pezzi non sapevo piu' cosa cantare, c'erano almeno tre linee vocali", prosegue Thomas. "Invece in All my rivals ce ne siamo fregati. Tanto la verita' e' che suoniamo davvero poco dal vivo."
Questa e' una cosa che mi stupisce. Stoccolma, patria della perfezione svedese, del design minimalista, citta' colorata da macchine americane anni '50, piena di rockabilly e punk, non offre realmente un palco per la musica alternativa.

Mentre siamo in pausa, tutti con una birra in mano, passano altri ragazzi verso gli studio. Sembrano i figli dei Def Leppard. Capelli lunghi biondi, foulard leopardati, magri come appendiabiti.
"Io credo che l'industria musicale prima o poi dovra' ammettere di essere nell'errore. Non e' un business sostenibile, a meno che non voglia sostenersi sulle sole Shakire e Ladies Gaga. Cosa pensate anche della pirateria?", dico.
Misha non e' d'accordo.
"A me in fondo va bene cosi'. Non mi interessano le Lady Gaga, e penso che io per primo voglio che esistano. Per noi suonare e' qualcosa di naturale, che facciamo due volte a settimana e registrare un disco e' fissare dei punti di tutto quello che facciamo. Tra trent'anni saremo sempre qui a suonare rock'n'roll con un contrabbasso. Della pirateria? Chi se ne frega. Non vivo di quei pochi spiccioli, del 2 o 3% che intasco su ogni copia venduta. Preferisco che anche la mia musica venga copiata, come anche io a volte ho fatto. Sarebbe ipocrisia negarlo ed e' mille volte meglio raggiungere un paio di orecchie in piu' piuttosto che intascare un paio di corone."
Per un momento attacchiamo tutti a parlare dei Messhuggah, di Haake, di Morgan Algren.
Dico: "Per un momento dalle mie parti se non suonavi un 17/8 in terzine e poi un 9/8 in levare, beh, non eri proprio nessuno."
Scoppiano a ridere, annuiscono. "Anche qui capita!" "Appena iniziammo a suonare come Lingua ognuno voleva tirare i pezzi e riempirli il piu' possibile. Patrik, il batterista, diceva che erano troppo vuoti. Aggiungiamo un po' di questo e un po' di quello! Ad oggi ogni membro della band applica quello che vuole senza imporlo agli altri, ognuno offre il suo contributo, e funzioniamo bene cosi."

Anders, il bassista, scappa subito dopo le prove. E' un insegnante per un nuovo tipo di formazione didattica in sociologia e qualcosa, se beve troppo il giorno dopo si ritrova ad alitare malto e luppolo e alcol in faccia ai genitori. Per i Lingua e' il loro Lorenzo Lamas ed ha un grandissimo groove al basso.

Mentre ce ne andiamo dalla sala prove e ci dirigiamo in centro, chiedo a Misha come mai tutti quei sideproject. Attualmente i Lingua sono una delle band che le stesse 4 persone condividono. Per gli stessi musicisti esistono i Rovfitta (noise-punk hardcore... vi consiglio di scoprire la traduzione dallo svedese del monicker), i Come Sleep (post rock/sludge) e un altro progetto di cui non afferro bene il nome. "Vedi, c'e' stato un momento dopo il primo album che avevamo un nuovo pezzo che era scritto e finito, ma non potevamo concluderlo. C'era qualcosa che non andava. Allora un giorno in sala prove ho iniziato a urlarci sopra, ed ho capito che non era qualcosa di adatto ai Lingua e che tutto il resto di quello che mi passava per la testa mi bloccava. E' molto meglio cosi', non mi piace l'idea di comprare un disco e trovare pezzi totalmente diversi uno dall'altro. Meglio tenere le cose separate, in piu' gruppi, diventiamo piu' produttivi."


Nel pub mi districo tra un burger e condivido le patatine con loro.
Misha mi racconta di piu' sul nuovo album e sulle intenzioni del gruppo.
"In mere defence definisce la differenza da 'The Smell'. Passi la tua adolescenza a dire TU hai fatto questo, sei TU il problema. Indichi gli altri come le ragioni dei tuoi fallimenti. Per 'In mere defence' ho scritto io il testo, ed e' qualcosa di piu' sul tipo Okay, forse la colpa e' di entrambe, non lo so. Ma ti prometto che una parte di me stesso si ricordera' di controllare quello che faccio."
Thomas e' il "mastermind" della produzione dei Lingua oltre ad essere il cantante. Si e' occupato lui di mixare il disco, e probabilmente l'ha fatto di notte, mentre sua moglie e i suoi due bambini dormivano.
"...e quindi poco tempo per dormire" dico. "Ma con che tipo di speaker e di impianto riesci a farlo?""Ascolto ovunque mi capiti la roba che sto mixando. A volte mi rendo conto in certi impianti di cose che in altri non sento minimante. Un trucco e' sentire quanto stai facendo a volume bassissimo... che poi di notte mi viene comodo. Il problema e' che mi stanno facendo un po' troppe richieste per trovare del tempo per dormire sul serio."


E quali casse usi?, dico.
"Ah, ascolto il lavoro che sto facendo letteralmente ovunque. In macchina, in cuffia, nei locali. Ogni volta sento cose che magari non avrei notato".


Per dovere di cronaca, Thomas a prove concluse aveva collegato il suo Nokia ad un'amplificatore per far sentire a Misha degli "esperimenti": se avete presente il remix di Nothing dei Meshuggah avete presente il genere... ed era tutto "fake", tutto sintetizzato e fatto con il pc. [e devo chiedere a loro qualche info in piu'... :) ]

Thomas nel pub mi chiede sinceramente cosa ne penso di All my rivals are imaginary ghost, visto che ho ricevuto un promo dalla Aural Records, la loro nuova etichetta.
Dico: "E' un ottimo album. E' decisamente piu' brillante, meno scuro. Ci sono meno echi, meno riverberi. Prima solo la tua voce era qualcosa di luminoso, in questo disco tutto e' piu' solare. Amo davvero tanto il vostro debut, The Smell of a Life that Could Have Been, ma era un disco che non potevi sentire per festeggiare qualcosa. Io credo che la cosa migliore che possa capitare ad un artista, umanamente parlando, non è tanto salire su un palco o suonare sbronzo. Io credo che la cosa migliore sia accompagnare e diventare colonna sonora dei momenti importati di una vita. The Smell aveva il difetto che era difficile accompagnarlo a momenti speciali. Non potevi sentirlo se non in certe condizioni emotive."


Misha mi dice che i pezzi di The Smell erano roba davvero vecchia, che al momento della registrazione del 2005 erano gia' anni che li suonavano.
"Avevamo questo groviglio da vomitare. Come un gatto che rigurgita il pelo e poi tira avanti."
Ho perfettamente chiaro cosa intenda.
Misha mi spiega il nucleo di All my rivals are imaginary ghosts.

"Fino a qualche secolo fa, se eri incinta e perdevi un bambino non era come oggi. La gente te lo chiedeva, tu rispondevi senza troppi patemi. Poi tiravi avanti. E' la vita, cazzo. Le cose succedono. It's there, it's life (e' il titolo di un pezzo del nuovo disco)."
"Shit happens", dico.
"Esattamente. Oggi invece hai un assicurazione per tutto. Come se non volessero farti accadere le cose. Se ti succede qualcosa, la gente te lo chiede con timore e tu ti devi quasi vergognare che la vita ti sia accaduta. Vivi con una specie di scatola in testa, come nella copertina di All my rivals."




Io che sono a Stoccolma perche' amici me l'hanno venduta come la capitale di una nazione avanti, un posto privo di difetti, l'unica cosa che noto e' che hanno la mia eta' e sono gia' padri. Hanno dell'aria piu' pulita, meno ore di sole, una metropolitana e bionde alte come minimo un metro e ottanta.
La societa' pero' gira in modo identico.
Sono costretto a lasciarli al pub, per me il giorno dopo e' uno di quei giorni in cui mi fermero' solo se i piedi inizieranno a sanguinare, e ci salutiamo.
Quando esco li osservo mentre stanno facendo air-drumming come invasati.
Sorrido.
Questi ragazzi hanno qualcosa.


[ThrasherXXX]

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