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Intervista a Tommy Talamanca - Sadist




Sadist - Intervista a Tommy Talamanca


E' una mattina di festa. Ma i nostri reciproci mestieri ci portano a non far caso a certe cose.
Tommy Talamanca per noi genovesi è uno di casa. un po' schivo e taciturno è sempre tra i nomi che si fanno quando si suona in una band: "vado a registrare da Tommy" oppure "stasera i suoni ce li fa Tommy":

Eppure dal punto di vista musicale è una figura mitica dato che era (ed è) la testa pensante dietro al marchio Sadist, tra le migliori band mai partorite nello stivale. In occasione della ristampa di "Above The Light" e "Tribe" e della reunion ne approfittiamo per parlare del suo mondo. Quindi anche lo studio di registrazione e The Famili. E scopriamo così che Tommy non è schivo nè taciturno ma bensì un fiume in piena, lucido e calcolatore ma con una grandissima passione: la bella musica.


D: Cominciamo dalla fine dei Sadist, lo scioglimento avvenuto dopo "Lego". Cosa accadde esattamente?

R: Ci siamo trovati con dei responsi non felici sul disco, mentre chiaramente noi eravamo soddisfatti da esso. Certo, guardandolo adesso dopo 5 anni vedi gli errori e i difetti, ma nel momento in cui lo fai rispecchiava il suono Sadist di quel periodo. Il disco però andò male, molti lo etichettarono senza neanche ascoltarlo. Certamente "Lego" era molto meno aggressivo di "Crust", ma "Crust" era il forse il massimo della violenza che la band poteva esprimere. Siccome Sadist è stato fin dall'inizio un gruppo sperimentale, di frontiera, è sempre stato difficile etichettarlo.
Anche se "Above The Light" è vicino al black sinfonico con esso non c'entra niente, così come "Tribe" è vicino al Thrash senza appartenervi. "Crust" fu senza dubbio il nostro disco più violento, ed è un disco di cui sono molto orgoglioso. "Lego" di contro fu un esperimento in un altro senso: cercare di vedere se noi Sadist riuscivamo a fare delle canzoni mantenendo il nostro stile. Volevamo che l'impatto sonoro potesse essere veicolato attraverso una struttura codificata come quella della "forma canzone". L'esperimento non riuscì, forse a causa nostra, ma anche i canali a cui ci siamo rivolti non erano quelli giusti. A quei tempi eravamo con un etichetta tedesca che faceva uscire dischi di Vader, Malevolent Creation e si ritrovarono con questo disco che non sapevano bene come piazzare.

Tutto ciò creò malumori, noi non essendo più dei ragazzini non avevamo più le energie per filare come dei muli anche davanti alle avversità. Questo portò la band a fare una scelta radicale.





D: Fin dal principio fu chiaro che Sadist non poteva riprendere subito.

R: Esattamente. Eravamo saturi. Avevamo lavorato tanto, c'eravamo tolti delle soddisfazioni grandi, come quella del suonare al Wacken. Lì ci arrivammo non grazie alle nostre vendite, siamo sempre rimasti una band comunque di culto, anche se ora vendere 10/15000 copie ci farebbero fare i salti di gioia. La band è sempre stata apprezzata e vedere che ad un certo punto le cose non salivano più ma, anzi, iniziavano a scendere ci fecero mollare il colpo.

Ci siamo arresi per tanti motivi. Abbiamo capito però 5 anni dopo che la mossa giusta sarebbe stata di mantenere altri progetti parallellamente ai Sadist, come avviene ora con i The Famili. Questo per permetterci di fare quelle cose che con la band principale non erano possibili per non snaturarne il suono, come prenderci la licenza di fare un disco più "freakettone". Io sono il primo che ama band come Slayer e AC/DC e se gli Slayer si mettessero a fare un disco di folk acustico storcerei il naso, pur rendendomi conto che non possono rifare un altro "Reign In Blood". Di contro, li ascolti con piacere se fanno un disco pregevole anche se non si avvicina al loro capolavoro. Stessa cosa vale per "Back In Black". Gli AC/DC li ascolti con piacere perchè fanno gli AC/DC anche se non potranno mai più avvicinarsi alla bellezza di quel disco.
Questo, noi, all'epoca di "Lego" non l'avevamo capito, forse in maniera un po' presuntuosa.



Però prima di riprendere in mano il progetto Sadist abbiamo deciso di creare un progetto simile che potesse dare sfogo alle nostre idee in maniera libera. Formati quindi i The Famili, ci siamo resi conto che i Sadist avevano ancora energie e nuove idee. Ed è venuto quindi naturale rimetterci assieme, tanto che in pochi mesi sono venuti fuori i pezzi del prossimo disco.




D: Quindi i The Famili sono praticamente una reazione alla fine dei Sadist e all'insuccesso di "Lego"?

R:Sì. Suonare è come fumare. E' difficile smettere e spesso più che una passione diventa un vizio. Decidere di smettere è andare contro ad un proprio istinto, e il mio istinto è suonare, per di più un certo tipo di musica. Anche se ho studiato jazz, e insegno jazz ai ragazzi, quando sono sul palco però voglio suonare roba dura come quella di Sadist e, appunto, The Famili, perchè è quello che mi gratifica.





D: Beyond/Masterpiece ha recentemente ristampato "Above The Light" e "Tribe". Sono previste altre ristampe a nome Sadist?

R:Si sta ponderando la possibilità di ristampare "Crust". Beyond ha preso i contatti con la label olandese che all'epoca stampò l'album per valutare le questioni licenze e proprietà. L'intenzione c'è. La mia volontà è quella di recuperare i master originali, non soltanto per rimasterizzarlo come ho fatto con "Above The Light" e "Tribe" ma anche per remixarlo. "Crust" è un disco dalle potenzialità enormi ma che ha pagato tantissimo per colpa di un mixaggio caotico. In quanto "direttore artistico" della band il mio sogno è proprio quello di rimettere mano al mixaggio.

"Lego", invece, difficilmente verrà ristampato. Dubito che ci sarà mai una richiesta tale da doverlo rimettere sul mercato!
Le ristampe sono servite essenzialmente a rinfrescare e a far conoscere alla nuova generazione il marchio Sadist. "Lego" verrà considerato sempre, anche da noi, una parentesi non del tutto riuscita, ma che servì per far nascere i The Famili.





D: C'è intenzione oltre a queste ristampe di recuperare materiale inedito?

R: Abbiamo del materiale: riprese live, provini, demo e brani mai utilizzati. Penso però che ripescarli sia un'operazione gratuita. Ovvio, quando c'è una ristampa si cerca sempre di arricchirla con materiale inedito ma quel che conta è il disco stesso. Allo stesso modo non c'è nessuna intenzione di recuperarli e inserirli in una "raccolta" di inediti. Non abbiamo il tempo di curarla come si deve nè la reale volontà di pubblicarla, dato che quel tipo di materiale non è realmente interessante. C'è anche da dire che la band è sempre stata molto lenta nella composizione, così quello che è stato scritto è quello che poi è finito sui dischi.





D: Qualche tempo fa lessi su Shapeless, un intervista in cui Chicco (ex bassista della band) sosteneva che dopo "Tribe" la band aveva già preparato un album, a suo dire straordinario, formato da parecchio materiale scritto da lui. Che fine ha fatto questo materiale?

R: Se Chiccho fosse rimasto nei Sadist molto probabilmente sarebbe stato materiale che avremmo utilizzato. Ma, allo stesso modo, tutto quello che era stato composto da persone che ora non sono più nella band, non è mai stato utilizzato per correttezza, ma anche per un discorso personale. Se si è arrivati ad una scissione con quelle persone è anche perchè la direzione musicale da seguire non coincideva.





D: Il nome Sadist è spesso sinonimo di Tommy Talamanca. Sei il compositore, così come il produttore artistico. Come vivi questo approccio quasi dittatoriale di controllo totale?

R: Non lo considerei "controllo totale". Diciamoci le cose come stanno: in ogni realtà che cerca di funzionare in cui sono implicate forze umane e professionali, quindi in cui le due cose tendono a mischiarsi, occorre una figura che si prenda tutte le responsabilità e magari ne controlli anche le redini. Senza il controllo, è un fatto oggettivo, non si va da nessuna parte. I sistemi anarchici non possono funzionare quando si vuole produrre qualcosa di concreto. Questo noi lo abbiamo visto nel corso degli anni. "Lego" fallì anche per questo: il disco naque con l'utopia del "componimento collettivo" e dello stesso potere decisionale all'interno della band. E' un discorso bellissimo che ci ha portato a fare un disco che non ha funzionato. Nella nostra realtà di band di culto non possiamo permetterci economicamente un produttore artistico. Però se uno della band se ne assume le responsabilità, allo stesso modo ne controlla anche le redini. Quindi dopo lo scioglimento siamo tornati a e come ai vecchi tempi: a comporre siamo io e Andy, (il bassista originale che cantava in Above The Light), dopodichè andiamo dalla band con le idee e ci si confronta. Proprio perchè è importante mantenere una direzione ed è giusto che provenga dal nucleo fondatore.





D: Da musicista, come ti approccio al tuo pubblico?

R: Uno degli errori che facemmo è stato proprio verso il pubblico. Ovvero pretendere che Sadist diventassero maggiormente masticabili, cosa che ora facciamo con The Famili. Ora abbiamo la consapevolezza che Sadist non arriveranno mai alle masse, allo stesso tempo abbiamo codificato il linguaggio della band. Ovviamente più il linguaggio è criptico più verrà capito solo da una stretta elite. E' anche vero che oggi molta più gente è attenta a questo tipo di "linguaggio"...





D: ...rispetto ai vostri esordi il mondo musicale è cambiato. Paradossalmente ora siete maggiormente favoriti di un tempo...

R: L'interesse è certamente maggiore. Band che 10/15 anni vendevano poco o niente ora sono trattati come dei classici di culto. Come i Cynic. Fecero un disco clamoroso (Focus) ma sono convinto che quel progetto risulti oggi tanto affascinante proprio perchè vendette poco e si sciolsero dopo un tour in cui nessuno andava a vederli. Lo stesso per i Pestilence. Quindi con gli anni divennero di culto, come un pittore che diventa famoso post-mortem.





D: C'è da dire che i gusti del pubblico sono anche cambiati notevolmente. All'epoca suonare bene non era visto come un pregio (erano gli anni del grunge)..

R: Già, nel corso degl anni la qualità media (formale) dei musicisti è aumentata considerevolmente. E' anche innegabile che, di contro, si è persa l'identità dei gruppi. Non penso che i Sadist avessero meriti tanto più grandi di altri gruppi. All'epoca c'erano Death, Pestilence, Coroner che avevano una forte identità musicale. Se prendevi un disco degli Atheist sapevi che erano loro. Ora è diventato difficile riconoscere una band rispetto che un altra. Paradossalmente sono tutti fatti talmente bene che sembrano costruiti con lo stampino...





D: Di contro mi riferivo a band che hanno però contribuito a riportare interesse verso certi suoni "cervellotici" e tecnicamente azzardati. Band come Meshuggah, Dillinger Escape Plan...

R: Può essere. Noi innanzitutto cercheremo di preservare il sound originario, con i pregi e i difetti, dato che entrambi contribuivano a creare l'unicità della nostra proposta. Sarà interessante, invece, attualizzarlo senza snaturarlo.





D: Quindi come suoneranno i brani nuovi?

R: Quello che sento nei pezzi che stiamo componendo ora è un mix molto modernizzato nell'aspetto ritmico. Above The Light era un disco molto istrionico dal punto di vista melodico e armonico mentre dal punto di vista ritmico era un soffocato un po' a causa della produzione un po' a causa degli arrangiamenti. Quindi stiamo cercando di far emergere maggiormente l'aspetto ritmico cercando di riprendere quello che facemmo con "Crust", album in cui la batteria emergeva parecchio.





D: Nell'attualizzare il sound, vi siete ispirati a qualche band?

R: Sono sincero. Ho subito il fascino dei Meshuggah, soprattutto all'uscita di "Destroy Erase Improve". Personalmente trovo che questo album abbia la stessa importanza di "Focus" dei Cynic, se non più grande, dato che ha avuto un influenza su tutta la scena moderna senza che nessuno si sia avvicinato alla sua genialità.

Proprio l'aspetto ritmico dei Meshuggah ha dato nuovi stimoli alla band. Ritmo non vuol dire solo batteria in primo piano, o la cassa che fa figurazioni disumane. Il ritmo è un approccio mentale e i Meshuggah riescono a renderlo melodia pura, come è giusto che sia dato che senza ritmo la musica sarebbe solo una sequenza di suoni amorfi senza una logica. Come avviene per le parole. Senza punteggiatura un libro non esisterebbe.

Nel disco non si sentiranno riferimenti diretti ai Meshuggah. E' solo un influenza sul modo di concepire il ritmo...





D: E quando uscirà il disco?

R: Eh. Ci stiamo lavorando. Contiamo di farlo uscire entro l'anno..





D: Come ti spieghi che ai tempi dei vostri esordi c'erano parecchie band che, per quanto diverse fra loro, avevano il vostro stesso approccio? Parlo di Atheist, Death, Pestilence, Cynic...

R: L'approccio era di apertura. Il libro forse era più bianco, c'erano più spazio in cui scrivere...
Ai tempi dei Beatles era più facile emergere, senza nulla togliere alla loro importanza. Paul McCartney era l'unico del suo paese a suonare era quindi un personaggio. Oggi chiunque ha una band e il paradosso è che si è venuto a creare uno scompenso fra chi suona e chi ascolta. Chi suona supera di gran lunga chi ascolta...

Siamo talmente ricoperti di musica che ne perdiamo il senso, ci sfugge. Scaricare 10/20 CD da internet porta a non ascoltarli. Ricordo quando uscì "Alice In Hell" degli Annihilator passai mesi ad ascoltarlo. Anche perchè girai così tanto tempo per cercarlo che per 6 mesi non ho sentito nient'altro...ricordo lo stesso con "Reign In Blood" degli Slayer. Ovvero si consumava il messaggio musicale contenuto all'interno del disco in modo da renderlo proprio. Questo oggi si è perso.
Quindi tutti questi gruppi erano certamente baciati dall'ispirazione ma era anche un contesto storico ben più facile.





D: La tua esperienza di fonico e produttore quanto ti è servita nei Sadist?

R: E' il contrario. L'esperienza Sadist mi ha portato a sviluppare un mestiere che è una parte dell'essere musicista. Molti musicisti sono anche produttori, fonici o arrangiatori, tecnici del suono. Il paradosso è che dal punto di vista personale si hanno parecchie soddisfazioni che a fare il musicista non avrei mai avuto.

Il difficile è essere produttori o arrangiatori di te stesso dato che in questo caso viene meno la lucidità e l'obiettività che hai quando lavori invece con un altro artista. Di contro facendo questo lavoro quotidianamente continui a imparare mettendo così a disposizione la tue esperienza che un giovane artista ovviamente non possiede. Proprio con i Sadist, un grosso rimpianto degli esordi è quello di non aver avuto una figura esperta di riferimento. Anche oggi c'è la paura di non essere lucidi quando si lavora con la propria musica.





D: Quindi quando inizierete le registrazioni pensi che ti accomoderai anche alla regia?

R: Non lo so. Stiamo ancora valutando. L'esperienza dei The Famili è stata formativa anche in questo senso. Nel registrare "Neonoir" per la prima volta sono riuscito a scindere il mio lavoro di tecnico con quello di musicista. E' anche vero che mi approccio ai The Famili in modo più rilassato e so benissimo che questa rilassatezza con i Sadist non ce l'avrei!





D: C'è qualche artista con cui avresti voluto lavorare o collaborare?

R: Questa è una cosa che cambia col tempo, in base ai gusti. Se a vent'anni avrei voluto suonare con gli Slayer ora vorrei lavorare con musicisti "non metal". Stiamo infatti pensando di collaborare con alcuni jazzisti. Sarà interessante quindi vedere come si approccieranno al genere, anche perchè si stanno abbattendo le credenze in cui per i jazzisti la musica metal è un qualcosa di primitivo e semplice. Basti guardare Vinnie Colaiuta che a 50 anni ha fatto un disco metal. Questo denota intelligenza. Dal mio punto di vista è bello trasportare un idea musicale fuori dal contesto originario e reintepretarlo. Come fanno per esempio i Coprofago o gli Ephel Duath anche se l'insieme suona ancora troppo ibrido, dato che i due mondi jazz e metal suonano ancora separati.

Mi piacerebbe fare un pezzo composto con dei canoni tipicamente death metal però con un approccio o un apertura mentale, nel suono o negli arrangiamenti, jazz.





D:E dal punto di vista di fonico. Chi vorresti che passasse dalle porte dello studio per farsi registrare da te?

R:Non ho esigenze particolari. Mi piace lavorare con chinque. Dato che lavoro tanto nel settore rock/metal quando riesco a confrontarmi con contesti diversi come blues e jazz non mi tiro indietro di certo! Anche perchè consente di mettermi in discussione. Per me è molto più facile produrre un disco metal che un disco hiphop. Però è anche vero che se viene un artista hiphop cerco di capirne il suono e cosa c'è a monte. E' senza dubbio più stimolante.
Il mio riferimento è Rick Rubin che riesce a fare ottimi prodotti a prescindere dal genere in cui lavora, fosse metal o hip hop. Mi piacerebbe lavorare con altri produttori artistici o con altri fonici. E' però anche vero che un fonico bravo è quello che fa il meno possibile, ovvero lasciar suonare la band come è realmente. Quindi sistemare solamente i microfoni correttamente, equalizzare e fare il mixaggio in modo che tutti gli strumenti respirino. E basta.





D: Come ma il ruolo del produttore in Italia è poco considerato?

R: Perchè qua in Italia facciamo le cose "alla buona". I mezzi sono diversi. Negli Stati Uniti la frammentazione del lavoro è diversa rispetto che qua, tanto che un produttore artistico può permettersi di non sapere neanche cos'è un mixer. Mentre qua da noi è impensabile dato che il produttore fa tutto: dalla registrazione al mastering! Siamo più approssimativi ma riusciamo a cavarcela in ogni situazione.





D: Incredibilmente negli Stati Uniti i produttori sono delle figure "mitiche" quanto i musicisti, se non di più. Vedi Rick Rubin, Steve Albini, Ross Robinson, Brendan O'Brien.

R: Già. Basta vedere la curiosità verso il nuovo disco dei Metallica. Dopo una serie di dischi mediocri non è che mi importasse più tanto di loro. Sapendo che lavoreranno con Rubin mi si è riaccesa la curiosità verso il nuovo disco.





D: E' quasi una scelta commerciale...

R: E' una scelta commerciale.





D: Terminiamo ricordando gli appuntamenti live dei Sadist.

R: A parte l'Evoluton abbiamo qualche contatto ma niente di definito. La nostra priorità è produrre il disco nuovo. E ci siamo imposti di farlo nel modo più rilassato possibile, ovviamente dandoci delle scadenze. Non vogliamo fare troppi concerti, per di più nostalgici, prima che sia uscito il disco. Quando uscirà potremmo partire con i live.






[Dale P.]
















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