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Intervista - Biogora




Biogora - Intervista


Iniziamo una nuova rubrica di Taxi Driver focalizzando la nostra attenzione su band che non ancora hanno ottenuto una grande visibilità. Band che hanno solo pubblicato demo o stanno per pubblicare un album. Band che secondo noi potrebbero essere la "next big thing".

I Biogora sono una band genovese particolarmente attiva sulla scena. Hanno suonato al concerto del Primo Maggio vincendo il concorso per emergenti "Primo Maggio Tutto L'Anno". Il loro impatto live attira, diverte e scatena un pubblico numeroso.

A Gennaio è prevista l'uscita del loro debut-album e siamo sicuri di poter scommettere su di loro. Ecco un'amichevole intervista alla band fra Negroni e Cuba Libre:


D: Innanzitutto leggendo la biografia del gruppo si legge che i membri della band, prima di unirsi, suonavano in importanti realtà. Quali sono? E perchè non sono citate esplicitamente?

R: Luìs suonava nei Detestor, tutti noi abbiamo suonato in realtà più o meno importanti. Non ci sembrava il caso sfruttare il passato per pubblicizzare il presente. Biogora è una nuova esperienza e deve venire considerata come tale.

D: Certamente, ma la cosa che stupisce è senz'altro il passaggio da un metal "estremo" ad un qualcosa di più malleabile. Cosa ha sancito il passaggio?

R: Non c'è stato niente di ricercato. Semplicemente abbiamo chiuso i rapporti con le band precedenti e sono nati i Biogora. Inizialmente come duo, Drooper e Luìs e suonavamo con sequencer, loop, sintetizzatori. Con questa formazione abbiamo suonato nella maggior parte dei locali genovesi e in svariate manifestazioni.

D: Quindi c'è stato anche un cambiamento di gusti. I Biogora nascevano durante l'abbrivio del nu-metal. Ricordo Luìs che metteva dischi in un famoso locale. Erano i tempi dei primi Limp Bizkit, Korn, Deftones. Questo ha influenzato la direzione da intraprendere?

R: Diciamo di sì. Tenendo conto della forte componente elettronica che a nostro avviso dona parecchia personalità i nostri amori sono sempre state band come Faith No More, Deftones, Downset.

D: Come definite la vostra musica?

R: Techno-core, Electro-core, Wave-core... (risate). Un crossover fra elettronica e metal.

D: Il vostro genere di riferimento in questo momento sta subendo una fase down, ovvero non è più trendy, i pesi massimi del genere è da tempo che non catalizzano l'attenzione della stampa.

R: Teniamo a precisare che siamo sulla scena da quando il fenomeno è iniziato. E non abbiamo mai cambiato la nostra musica in base ai trend. Sicuramente l'abbiamo evoluta ma mai cambiata. Purtroppo a causa di varie vicissitudini incontrate durante il nostro percorso siamo ancora considerati un nome nuovo. Ma la nostra gavetta dura da anni. Purtroppo ora per fare bene questo genere bisogna essere realmente bravi, avere qualcosa da dire. Ma questa sfida non ci spaventa!

D: Passiamo ai testi. La vostra musica trasmette voglia rabbia, frustrazione, un filo di romanticismo e voglia di riscatto. I testi sono in questa linea?

R: I testi non seguono un tema particolare. Parlano della nostra vita, la quotidianità. Nessuno di noi vuole parlare di politica all'interno della musica, ci sembra un ipocrisia. Tutti noi lavoriamo e ovunque vediamo gente che parla di politica quotidianamente vivendo di contraddizioni. Non vogliamo certo rischiare di passare per quelli che "predicano bene e razzolano male". [questo è un riassunto di una risposta chilometrica. il tema stava particolarmente a cuore al creatore delle liriche. ndDaleP.]

D: Parliamo dell'album che uscirà a Gennaio. Dove è stato realizzato?

R: La fase di registrazione, mixaggio e mastering ha preso parecchio tempo. Abbiamo fatto il lavoro in vari studi per cercare il meglio da ognuno di loro. Ti posso citare il Larione 10 a Firenze, il Farwards a Roma, il Jam a Genova e il Drum Code a La Spezia ognuno di essi è specializzato in determinate sonorità. In uno abbiamo registrato le voci, in un'altro basso e batteria, ecc, poi il mixaggio e il mastering.

D: I vostri obiettivi una volta uscito l'album?

R: Partire per una serie di date in promozione, far uscire un videoclip e, se possibile, cercare qualche sbocco all'estero. La nostra musica non ha poi molto di italiano e sarebbe bello avere consensi all'estero dove questo tipo di sonorità non sono inserite in un ghetto. Ovviamente però per orgoglio personale sarebbe notevolmente meglio venire apprezzati nel nostro paese.

D: Con chi vorreste dividere il palco?

R: Non facciamo nomi, sicuramente i gruppi più estremi della scena metal, nu-metal o hardcore. Ma non pensare che i nostri ascolti si limitino a questi. Noi tutti siamo grandi divoratori di musica. Ultimamente, per esempio, ascolto musica strumentale, orientale o comunque musica di altre culture. E' una grande fonte di ispirazione, soprattutto la musica indiana con le sue particolari sonorità e i suoi ritmi.

D: Ritmi particolarmente dispari...

R: Sì e infatti sarebbe bello usare queste intuizioni un po' estreme rendendole maggiormente fruibili. Come musicisti siamo nella perenne ricerca del miglioramento. Ad esempio un disco che ha contribuito a cambiarmi la vita è stato Chaosphere dei Meshuggah. Il loro uso della tecnica è fantastico: non c'è niente di gratuito.

D: I vostri brani come nascono?

R: I primi nascevano tramite loop e sequencer. Questo perchè agli esordi erano presenti solo i due cantanti, Dropper e Luìs. Con l'entrata dei musicisti veri e propri (basso, batteria, chitarra) i pezzi sono stati riarrangiati su di loro cercando di mantenere la componente elettronica.
Attualmente lavoriamo tutti assieme ad un idea, non c'è uno di noi che si può definire un leader. Ogni idea può venire da ciascuno di noi. Indistintamente.

D: E' giunta l'ora dei saluti, grazie per la disponibilità!

R: Ciao e grazie a voi per la bella chiacchierata!!

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