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Concerto Dredg - Justinedusk del 19/09/2005



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19/09/2005

Il gruppo spalla, i Justinedusk hanno già iniziato poco dopo arrivati al locale... Un mix onesto tra APC e i nostrani Guilty Method. C'è elettricità in sala: si tratta del debutto dei Dredg in Italia come headliner, e siamo tutti un po' curiosi. Il locale è pieno, e il pubblico piuttosto vario, oltre che affettuoso e canterino. Non credevo che piacessero così tanto, in effetti di loro non si parla molto! Invece i fans ci sono, e li amano sul serio, intimamente.

Il tempo di una birretta, ed ecco che parte un sample preso da CWA. Si comincia (come consuetudine recentemente diffusa) dal brano di apertura del nuovo disco: "Ode to the sun". Ma il sipario resta in parte chiuso, precludendo una parte del palco alla vista di molti. Peccato che nessuno sia intervenuto a correggere il bug. La prima parte della scaletta comprende brani "classici", come "Same ol' road", "Of the room". Stiamo tutti commossi: ma ecco il defibrillatore: "The Tanbark is hot lava", che ci soccorre con una scossa improvvisa. Il pubblico inizia a strillare e cantare imitando umilmente le estensioni di Gavin. Il quale ha perfezionato parecchio la tecnica e la resistenza dai tempi della tournée di El Cielo. E' tempo di riflessione: l'umore si incupisce, e veniamo trascinati negli inferi da un'alternanza di brani tra vecchio e nuovo disco. Durante "Triangle" succede qualcosa di bizzarro: è il momento in cui Drew emette l'urlo prima dell'inizio battuta, dopo una pausa a metà canzone; in realtà suona come una provocazione. Ma il pezzo è tutt'altro che offensivo! Il pubblico non si intimidisce...Due le reazioni:

A)Chi risponde al suo grido, che verrà ripetuto ancora più minaccioso, ma senza che la canzone riprenda; B)Qualcuno esclama, con maccheronica sfacciataggine: DINOOO!!!

Non avrei mai immaginato che durante un concerto dei Dredg ci fosse spazio per trascendere la sacralità! Ma il bello deve ancora venire: Gavin si avvicina a Drew. Prende in mano timidamente la situazione. Dice al microfono di essere orgoglioso delle origini italiane di Dino, e che sono felici di suonare qui da headliner per la prima volta; stava per aggiungere qualcosa, ed ecco che gli altri riprendono il brano, suonando sopra al suo discorso, incuranti dela fatto che lo dovesse ancora portare a termine!!! Fantastico: ci ha spiazzati tutti!

Oltre a essere particolarmente ironici, i Dredg si comportano bene sul palco: Mark è impegnatissimo a sparare in faccia al pubblico la potenza dei suoi delay; la fronte di Drew è costantemente corrucciata, ed è difficile capire quello che la sua mente da artista sta escogitando; Dino è imprevedibile: ha la capacità di schiaffeggiarti a suon di dinamiche quando meno te l'aspetti. Il bello è che nemmeno lui sembra averlo previsto: gli viene proprio d'istinto! Gavin si dimena, è inquieto. Più che un musicista, pare un sacerdote mentre si barcamena tra chitarra slide (romperà pure una corda) e microfono; è un rito sacrificale, di cui è lui la prima vittima. Fattore di pregio: tutti hanno inserito quà e là delle variazioni rispetto ai pezzi su disco. Non è un'innovazione, ma nemmeno cosa scontata (come la sua buona riuscita).

Lo spettacolo dal vivo è dinamico perchè è pura comunicazione; è irripetibile, e il disco ne fornisce un assaggio solitario, ripetitivo (seppur appagante). Si va a un concerto per sentire cosa un artista ha da dire, e come riesce a dirlo al suo interlocutore, senza intermediazioni da studio. Si assiste a uno spettacolo quando l'artista si mette a nudo e si manifesta nella sua vera essenza, trascinandoci nell'unicità del suo mondo. Ecco come è stato stasera.

Lo show prosegue, e l'atmosfera muta per la terza volta; arriva infine il momento dell'emblematica "A Canyon behind her": perfettamente sincronizzato lo stacco di chitarra slide, da brividi l'intera esecuzione... Ci ha lasciato tutti sconvolti, tramortiti, con la pelle d'oca! Dopo "Yatahaze", sul palco restano Dino e Mark, che continuano a suonare nonostante i tecnici stiano smontando la batteria! Tolto l'ultimo tamburo, ecco che spunta un piano, che Dino si accinge a suonare brevemente, complice di Mark. Non ho capito se era tutto preparato o meno, ma ho avuto una sensazione: che la scaletta non bastasse a calmare gli impeti dei due superstiti... che, dopo i dovuti applausi, si congedano definitivamente, salutando il pubblico (con un arrivederci).

[Shizu]

Recensioni dei protagonisti del concerto:
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