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R.L.Burnside - A Ass Pocket Of Whisky (Matador)

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R.L.Burnside - A Ass Pocket Of Whisky
Titolo: A Ass Pocket Of Whisky
Etichetta: Matador
Anno: 1996
Produzione: Matthew Johnson
Genere: rock / blues /

Voto:
Produzione:
Originalità:
Tecnica:



Ascolta A Ass Pocket Of Whisky





Nell'universo musicale anni 90 accaddero un sacco di magie. L'esplosione delle band indipendenti per esempio (inutile citare i Nirvana e le centinaia di band che firmarono per una major). O la riscoperta di vecchi musicisti in grado di dare la paga ai giovani rocker. L'esempio di Johnnn Cash è il più famoso. O gli arzilli vecchietti del Buena Vista Social Club. Ora prendete queste magie e mixatele: avrete "A Ass Pocket Of Whiskey" del bluesman allora settantenne R.L.Burnside.

Per un certo periodo Jon Spencer era un po' un semidio, una sorta di Jack White, e tutto quello che toccava diventava oro. Che fossero i Bosshog della consorte Cristina Martinez o i suoi Blues Explosion ad ogni uscita erano solo tappeti rossi. Il suo mix di blues, garage e noise rock sembrava la cosa più eccitante mai sentita. E lo era! Dischi come "Extra Width", "Orange", "Now I Got Worry", "Acme" hanno dettato legge in quel magnifico decennio.

Sempre in quel periodo nacque la Fat Possum da un'idea di Matthew Johnson e Peter Redvers-Lee, editori della rivista Living Blues, etichetta fondata per pubblicare dischi del bluesman R.L.Burnside, che come tradizione vuole era un pochino maledetto e con un carattere decisamente esplosivo. Nel 1959 uccise un uomo durante una partita a dadi e si fece un po' di galera. Commentò anni dopo: "Non volevo uccidere nessuno...volevo solo sparare alla testa di quell'uomo. Il fatto che sia morto è affare fra lui e il Signore". Ma a parte questi dettagli era un grandissimo chitarrista elettrico che aveva fatto la storia ma che la vita non gli sorrise più di tanto.

Dopo i primi dischi pubblicati dalla Fat Possum nei primi anni 90 si chiuse in una fattoria con il chitarrista Kenny Brown e Jon Spencer e la sua Blues Explosion (Russel Siminis, Judah Bauer) e in un pomeriggio registrò il disco in questione. Che è un fantastico album di blues elettrico, suonato con energia e potenza. Non è perfetto, nè pulitino, anzi. Ma è proprio questo il bello. Per molti è uno dei dischi più importanti degli anni 90 e, sebbene possa sembrare esagerato per un decennio ricco di capolavori, non mi sento di dargli torto.

[Dale P.]

Canzoni significative: Goin' Down South, Poor Boy.

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