Curioso debutto per questo personaggio della scena romana, tale Bre Beskyt Dyrene, che col suo look decadente e trasgressivo rimanda inevitabilmente agli eccessi estetici del Reverendo Manson. Anche musicalmente parlando l'influenza del più famoso rocker si fa molto sentire; in realtà il sound di questo progetto è altrettanto debitore del Seattle sound di Nirvana e Alice in Chains. Considerando che Manson non offre al suo pubblico un disco interessante da diversi anni, e che dall'ascolto di questo 'caso isolato' emergono prepotentemente intenzioni sincere e sentite, viene spontaneo soprassedere sulle lacune di originalità di questo prodotto e abbandonarsi ad un ascolto scorrevole e in alcuni casi trascinante. Infatti i 15 brani di questo disco, mai eccessivamente lunghi, sono eseguiti, arrangiati e prodotti ottimamente, e tra potenti assalti e ballate drogate\ nichiliste si può trovare qualche piccola perla. Irresistibile il brano in apertura, 'Detesto', una cavalcata devastante che potrà spopolare tra le giovani leve. Interessante anche l'intermezzo di 'Vegetale', breve pezzo per voce e chitarra dai toni veramente remissivi e angosciati. Dyrene sbatte in faccia all' ascoltatore un male di vivere profondamente radicato, fatto di alienazione, delusioni affettive, morte e suicidio incombenti. Lo fa con tale urgenza e spregiudicatezza da coinvolgere anche il più cinico dei trentenni. Purtroppo permane una fastidiosa sensazione di 'già sentito', e la certezza che qualche piccola ingenuità poteva essere evitata (questo in grande contrasto con alcuni arrangiamenti molto 'adulti', supportati da un'ottima tecnica). Insomma stiamo parlando di un buon comunicatore con mezzi espressivi ancora troppo derivativi. Consigliatissimo comunque ai fan dei mostri sacri citati in apertura.
[Morgan]
Canzoni significative: Detesto, Vegetale, Paralisi anemica, Carne cruda
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