Vengono dal Wisconsin e due anni fa debuttarono con "Of Malice And The Magnum Hear", prodotto da Devin Townsend (Strapping Young Lad). Il disco, che uscì su Ferret, diede la spinta alla band per andare in tour con Dillinger Escape Plan, Every Time I Die, Bleeding Through, Strapping Young Lad, Six Feet Under.
Misery Signals con questo "Mirrors" non si discostano dall'idea che abbiamo di band di nicchia, adatta soprattutto a coloro che si nutrono solamente di questo genere. La classica band di cui difficilmente comprereste il disco se non dopo averne tastato il valore dal vivo.
Nella loro natura di "gruppo spalla" però mantengono una dignità che non ce li rende totalmente inutili.
Gli ingredienti di base sono gli stessi di tanti: sezione ritmica tra Meshuggah e Strapping Young Lad, chitarre Dillingeriane e urla belluine. Sono però le aperture melodiche, i midtempos atmosferici a fare la differenza. Niente di rivoluzionario, ma una maggiore consapevolezza delle proprie forze aiuterebbe senz'altro la band a consegnare un prodotto in grado di competere con i mostri sacri.
Cresceranno, se non si faranno corrompere da un idea di musica più semplice e commerciale.
[Dale P.]
Canzoni significative: Something Was Always Missing But It Was Never You, Post Collapse.
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