Devo ammettere che mi sono tenuto lontano da questo disco dei Rosy Finch esclusivamente per la copertina, decisamente orribile e sviante: sembrava quella di un brutto gruppo doom metal con voce femminile. Tra l'altro la band l'ho sempre trovato sponsorizzata esclusivamente nei siti di genere stoner/doom e quindi immaginavo già cosa aspettarmi. L'averlo trovato in alcune liste di fine anno mi ha però incuriosito, e mi ha anche fatto tornare alla mente che il precedente album "Witchboro" non era male.
Rosy Finch vengono da Alicante, Spagna, e dopo la registrazione del secondo disco hanno cambiato totalmente la formazione, eccetto la cantante Mireia Porto. Troviamo quindi ancora Elena García (basso, voce) e Lluís Mas (batteria) ma nei video promozionali sono stati sostituiti da Óscar Soler e Juanjo Ufarte. "Scarlet" è un bel disco di metal alternativo "in your face". Non ci sono svolazzi psichedelici, nè momenti di doom luciferino ma solo riff su riff e canzoni sommerse sotto i distorsori potenti di chitarra e basso. La band ha scelto infatti di mettere in primo piano il grattuggiamento grasso delle chitarre rispetto alla voce, rendendo il disco un po' più cupo e opprimente rispetto alla media dei dischi di questo genere. Complice, probabilmente, anche il master del guru Billy Anderson. Ciò rende "Scarlet" vicino a certi dischi dei Melvins (quelli più heavy e oscuri, non certo gli ultimi) ma come se fossero cantanti da una donna (Babes In Toyland, primissime Hole).
La band ha quindi un piede nello sludge ma usa un approccio più "canzonettaro" ed è quindi una discreta alternativa di ascolto, adatta maggiormente agli orfani del grunge più heavy e rumoroso .
[Dale P.]
Canzoni significative: Vermilion, Lava.
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