Quando si deve giudicare un disco, spesso, ci si dimentica che non si vive di soli capolavori. Il problema principale del recensore è mettersi nei panni di coloro che il disco lo comprano e che non vogliono buttar via i soldi.
Gli Uber sono però una band che dalle coordinate sonore si mettono nel schiera dei dischi "solo per i fan del genere". Ed è un genere di nicchia: post-math-jazz-indie-rock.
Quindi ai fan del genere ancora prima di iniziare a parlare dell'album consigliamo l'acquisto più o meno a scatola chiusa. Per tutti gli altri sarebbe d'uopo spiegarvi in cosa consiste questo "My New Lifestile".
Tutto il disco consiste in arpeggi ripetuti all'infinito con un cantato perennemente stonato e fastidioso. Ma è l'intenzione che si percepisce tra i solchi: la destrutturazione della forma in un contesto rock (ma sarebbe più esatto dire indie-rock).
Non c'è un obiettivo prefissato quando la canzone parte. Spesso finisce come è iniziata: nell'immobilità totale. Ancor più spesso ci si trova in mondi paralleli senza un perchè (e ce lo chiediamo perchè la canzone è praticamente sempre la stessa!!). Spesso ancora veniamo rapiti da trovate meravigliosamente affascinanti (come l'uso dei fiati).
Un disco non facile, e sicuramente con dei difetti meravigliosamente vistosi, adatto ai cultori e ai curiosi. Ma se volete un disco che unisce Slint, Pavement, Pastels, Captain Beefheart, Old Time Relijiun, Tortoise (prendete i riferimenti un po' alla buona però!) questo disco fa per voi!
[Dale P.]
Canzoni significative: tutte.
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