Tre anni intensi hanno portato alla realizzazione di The Spin, quarto album dei veneti Messa. Il successo, cercato e meritato, di Close — apprezzatissimo da critica e pubblico — ha spinto la band a considerare seriamente la possibilità di vivere di musica. Tre anni di tour (interrotto brevemente da un incidente nel 2022) e una meritata firma con la prestigiosa Metal Blade, una delle etichette di riferimento del genere assieme a Nuclear Blast e Century Media, hanno fatto da ponte verso questa nuova fase.
The Spin era atteso, attesissimo: i vinili sono andati in preordine a una velocità mai vista prima per la band. Messa hanno consolidato la propria fama, raccolto nuovi sostenitori, e molti curiosi attendevano solo il momento giusto per entrare nel club dei supporter.
Detto questo, The Spin non è Close. Quest’ultimo resta, probabilmente, un unicum irripetibile, grazie al suo riuscito mix di metal, oscurità e suggestioni mediterranee. In The Spin, le influenze mediterranee lasciano spazio a una maggiore impronta dark-wave. La spinta potrebbe essere arrivata da amici e sodali come Horror Vacui, molto apprezzati all’estero per il loro dark-punk, ma anche da un generale spostamento del gusto verso suoni più cupi da parte del pubblico più giovane.
Se Close parlava a un pubblico più maturo, per gusti e spesso anche per età, The Spin guarda al contemporaneo, con l’ambizione di competere tra le migliori band internazionali grazie a un prodotto fresco e ben bilanciato. Alcune criticità — come gli assoli poco incisivi o certi passaggi troppo morbidi — passano quasi inosservate nel complesso, ma rappresentano aspetti da rifinire per il futuro.
Speravo qualcosa di più, lo ammetto, ma in un'ottica “professionale” questo è senza dubbio un passo coraggioso verso produzioni più accessibili, senza però tradire l’identità del progetto.
[Dale P.]
Canzoni significative: At Races, The Dress.
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