Il comeback che non ti aspetti è quello degli Year of the Cobra, che tornano con un nuovo disco dopo cinque anni di silenzio. Una band che in pochi notarono all’epoca, ma che lasciò il segno tra gli ascoltatori più curiosi dell’area stoner/sludge. Innanzitutto perché sono un duo (basso e batteria), e poi perché alla voce e al basso troviamo la carismatica Amy Tung Barrysmith, che ultimamente sembra ovunque: canta negli Slower (una cover band doom degli Slayer con membri di Fu Manchu e Kylesa) e suona il basso dal vivo negli Amenra.
Si ripresentano senza pretese, con una copertina in bianco e nero, una foto a bassa risoluzione e font basilari. Ma la vera sorpresa arriva quando il disco inizia a suonare: il sound è perfetto, degno di una produzione da major. La band si è infatti chiusa nei Litho Studio di Seattle con Matt Bayles (già al lavoro con Pearl Jam, Isis, Mastodon) e ha sfruttato al meglio i mezzi a propria disposizione.
Il risultato è un disco che suona come una versione alternative rock / grunge dei Kylesa: riff massicci ma mai troppo aggressivi, voce orecchiabile e brani ben strutturati, senza giri a vuoto. Una vera sorpresa da una band da cui era lecito non aspettarsi nulla.
[Dale P.]
Canzoni significative: War Drop, Alone.
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