“No New York” è un gioiello dal valore inestimabile.
Un disco iconoclasta, dall’aspetto ruvido e multiforme, animato da un truce spirito dissacratorio. Questo è il Manifesto della No Wave (…uscito 61 anni dopo il “Manifesto Dada”…).
Nella seconda metà degli anni settanta, New York era diventata un Laboratorio di sperimentazione artistico-culturale. Nuove forme, nuove linguaggi, nuovi concetti, si mescolavano e si ridefinivano, con l’intento di graffiare la tradizione (e il suo peso ingombrante che condizionava irrimediabilmente il presente). Un movimento inverecondo quindi ,all’ insegna del sincretismo, che , guidato da una filosofia esistenziale di segno dadaista, ha suscitato un’ importante eco nei circuiti alternativi a venire.
La compilazione, che porta la firma del sempre acuto demiurgo Brain Eno, contiene composizioni dei Contortions di James Chance; dei DNA di Arto Lindsay; dei Teenage Jesus And The Jerks di Lydia Lunch (la reginetta perversa e maledetta di quella scena) e infine quelle dei meno noti Mars.
Questo affresco del degrado newyorchese è fatto di pennellate brusche e irregolari (con colori che vanno dal nero al grigio). Tutto è crudo, fatiscente, claustrofobico e irreparabile.
Cambiano le bands, ma il tessuto sonoro è sempre putrido e involontariamente “coerente” per tutta la durata di questo calvario. Su di esso si deposita la muffa espulsa dalle grida marce, disperate, parossistiche e corrosive dei quattro (anti)cantanti.
Peccato solo per la mancanza di Glenn Branca, un vero e proprio maestro ante litteram.
Chitarrista (e sperimentatore) geniale che nel 1981 firmerà “The Ascension”: uno degli episodi più shockanti e seminali di questa scena (basti pensare ai Sonic Youth e ad una buona parte del Rock alternativo noiseggiante post-nowave).
Tornando alla compilation, il folle e visionario James Chance sembra offrire la miglior prestazione (e per avvalorare questa tesi potremmo scomodare “Buy the Contortions”, il capolavoro uscito qualche mese dopo che ,per quanto mi riguarda, rappresenta ,insieme a “The Ascension” di Glenn Branca, lo zenit artistico della No Wave). Davvero formidabili i Contortions.
“No new York” sembra l’approdo più logico di quel percorso inaugurato nei tardi 60s dai primi due LP dei Velvet Underground e proseguito nella decade successiva da Lou Reed con il coraggioso “Metal Machine Music”: tutti questi album hanno scosso la tradizione dalle fondamenta e hanno definito un nuovo tipo di Rock, al contempo elitario e antiborghese.
“No New York” è un barattolo chiuso, costruito con un metallo avariato, che brulica di “suoni” sperimentali, asmatici, paranoici, atonali, claustrofobici, taglienti, avant-freejazz, noise e via discorrendo senza pietà.
In “No New york” si consuma la battaglia decisiva tra l’Io e l’Es, quella che decreta la vittoria violenta e irreversibile di quest’ultimo. Tutto il potere al Dadaismo! Almeno in ambito artistico….
[Dani Mani]
Canzoni significative: tutte
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