Trattasi di una giovane band che mi è capitato di vedere sul palco pochi giorni fa, e che ha gentilmente offerto il proprio dischetto a tutti i presenti. Il sound di Backbarents è debitore di due grandissime esperienze musicali: Joy division e Wire; il tutto però affonda le proprie radici nel punk rock immediato e schietto dei Ramones, il vero primo amore di Matteo, cantante e chitarrista nonchè autore di tutto quanto. Se dal vivo mi sono sembrati approssimativi e un po' fragorosi, su cd diventano davvero godibili e interessanti. Canzoni ben scritte, un bel basso semplice a reggere melodie di chitarra ben intrecciate, una drum machine essenziale ma incalzante e mai fuori luogo. E' notevole il fatto che anche i suoni ricordano molto da vicino la stagione migliore della new wave inglese, quando i distorsori servivano poco o niente, e i cori facevano 'uuuuh'. Cinque canzoni per 18 minuti di musica fulminea e senza pretese, ma splendidamente genuina e per questo dannatamente lontana dalle nuove proposte modaiole di aspiranti neo-iancurtis (the killers, ferdinando e compagnia). E anche se la prima traccia sembra un plagio degli Interpol, scommetto che non è voluto.
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[Morgan]
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