Era il 16 Dicembre 1996 quando la scena metal venne scossa da una delle notizie più sconvolgenti della sua storia: Max Cavalera lasciava i Sepultura; da quel momento, e per i successivi 11 anni, lui e suo fratello Igor non si sono più parlati. Un anno fa lo storico riavvicinamento tra i fratelli più famosi del Brasile aveva fatto rizzare le antenne ai fans, e come ampiamente prevedibile, risanate le fratture, appianate le divergenze, ecco che nell'anno del Signore 2008 esce il nuovo disco: ufficialmente non è a nome Sepultura, ma è come se lo fosse.
Di nuovo forte del supporto ritmico di Igor dietro le pelli, Max si fa affiancare nel progetto, chiamato fantasiosamente "Cavalera Conspiracy", dal fedele Marc Rizzo, talentuoso chitarrista ex Ill Nino e già nei suoi Soulfly, e da Joe Duplantier dei Gojira al basso, oltre che dall'amico Logan Mader (ex Machine Head e Soulfly) alla consolle del mixer. Quello che ne esce è un lavoro tutto sommato buono, che dimostra ampiamente come il tribal-nu-thrash degli ultimi Soulfly (quelli dell'ottimo "Dark ages") sia in realtà l'erede più congeniale e, contemporaneamente, la summa di tutto quello che i Sepultura sono stati (e chissà che non saranno ancora) e, soprattutto, quello che i fratellini di Belo Horizonte sanno fare meglio.
Questo "Inflikted" è, dall'inizio alla fine, un arrembaggio in piena regola, composto da 11 tracce infuocate che travolgono l'ascoltatore per 45 minuti e che lasciano ben poco spazio alla melodia: i riff incendiari, la batteria pestosa al punto giusto e la voce inconfondibile di Max percorrono tutta la durata dell'album come un'orda barbarica, distruggendo qualunque cosa gli si ponga davanti, compresi i vostri timpani. A differenza dei lavori dei Soulfly la componente tribale è quasi inesistente, e quelle che ne diviene è un thrash d'assalto, con un riffing ridotto all'osso che prende facilmente la testa e vi porterà a pericolosi quanto inevitabili headbanging; parlando di difetti, la fantasia e l'originalità non sono propriamente di casa, e le canzoni dopo alcuni ascolti tendono ad appiattirsi un po', se pure ci sono sicuramente degli highlights, come la coppia in apertura "Inflikted"-"Sanctuary", la pesantissima "Bloodbrawl", o "Ultra-violent", paurosamente vicina al death metal, che si fregia anche del featuring di Rex Brown, indimenticato bassista dei Pantera; la produzione tipicamente Roadrunners, pompata e ultra-pulita come al solito, riduce di molto quel fascino brutale e grezzissimo che invece avrebbe trovato in questo disco la giusta corresponsione, e che ci costringe ad un appuntamento dal vivo, quanto prima, per saggiare la reale letalità dei nuovi pezzi.
Tirando le somme "Inflikted" è un disco più che convincente, non un capolavoro (come credo nessuno si aspettasse), ma che ha l'indubbio merito di riportare d'attualità il nome dei Cavalera, aspettando la definitiva reunion sotto quel monicker che da 12 lunghissimi anni reclama i suoi veri possessori.
[Sabagod]
Canzoni significative: Inflikted, Sanctuary, Ultra-violent, Bloodbrawl.
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