Lavorando da anni nei negozi di dischi mi capita spesso di parlare con i clienti suggerendo dischi oscuri e di culto evitando i nomi "classici" perchè penso siano scontati. Se dovessi suggerire un gruppo metal non consiglierei di certo gli Iron Maiden o i Metallica, così come se dovessi suggerire una band stoner evito di nominare i Kyuss. O i Colour Haze che per me sono lo step successivo ai Kyuss, la band che più incarna quel sapore "jam" settantiano che deriva da Blue Cheer, Grateful Dead, Jimi Hendrix e Cream. Eppure i Colour Haze dopo 14 dischi e 25 e più anni di carriera è ancora ignorata ai più, anche agli appassionati più attenti. E tutte le volte che uno "stoner" sgamato non li conosce mi infervoro a raccontargli cosa si è perso in tutti questi anni!!
Per fortuna in rete si trovano degli ottimi video dal vivo (ad esempio quelli al Duna Jam) ed è facile che qualcuno se ne innamori dopo che li ho nominati. In negozio ho quasi sempre una bella copia di "Tempel" per iniziare nel modo giusto la discografia e poi da lì è tutto semplice: non c'è più via di fuga. Un po' come scoprire i Motorpsycho.
Il quattordicesimo album della band di Stefan Koglek non si discosta dalla tipica formula "kraut-stoner", riconoscibile fin dai primi istanti grazie ad una timbrica unica e ad un incedere campestre mille volte imitato ma mai eguagliato dagli imitatori. "Sacred" è quindi l'ennesimo ottimo disco da aggiungere in collezione, piacevole come l'amico che ti viene a trovare ogni tanto portando delle buone birre e marijuana di qualità da fumare in compagnia. Gli direste mai di no? E allora preparate il divano e le orecchie per 40 minuti di piacevole relax.
[Dale P.]
Canzoni significative: Turquoise, Ideologigi.
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