Credevamo che a "Mycorrhizae Realm" sarebbe corrisposto il logico seguito di "Kobold Moon", anche se ci riusciva parecchio difficile immaginare ulteriori livelli di astrazione e dissoluzione formale e melodica. E' evidente che a Tara Burke, schiva musicista di Philadelphia ed unica intestataria di Fursaxa, i percorsi che non presentino alcuna tortuosita' non piacciano affatto.
Se con "Lepidoptera" del 2005 aveva raggiunto - dopo tre album sparsi tra Acid Mothers Temple, Ecstatic Peace e Time-Lag Records - una forma free-folk compiuta in un oscuro e liturgico quadro impressionista, il cammino creativo di Tara cominciava a complicarsi con le destrutturazioni dell'interlocutorio "Alone In The Dark Wood" prima (siamo nel 2007), per poi giungere all'astrattismo spettrale del gigantesco "Kobold Moon" del 2008, opera collusa con l'ambient e coi madrigali cari allo stile di Lisa Gerrard. Ora la quarantunenne compositrice americana sembra fare marcia indietro allontanando parte di quell'estremismo solipsista degli ultimi due lavori e tessendo canzoni che, seppur non proprio canoniche, hanno un volto dai tratti piu' agilmente decodificabili.
Dal pulsante spirito pagano (parecchio prossimo a quello dei Faun Fables), "Mycorrhizae Realm" batte sentieri scavati dall'acqua e dal vento nel bel mezzo di una foresta dominata da una vegetazione che permette solo a sparuti raggi solari di penetrare. Chitarra acustica, arpa (in mano ad Helena Espvall), viola, harmonium e voce, questo ristretto catalogo di strumenti e' in dotazione a Tara per forgiare il sognante volteggiare di "Well Of Tuhala", l'austera litania medievaleggiante di "Poplar Moon", il sinistro luccichio di una gelida brina di "Celosia", gli stranianti intrecci di "Ode To Goliards". Punto piu' alto di questo nuovo tassello e' "Sunhead Bowed", trenodia di spoglia eleganza che si eleva dal suolo lenta e si disperde nell'etere.
Prodotto da Greg Weeks degli Espers, "Mycorrhizae Realm" scombina le carte che avevamo accuratamente disposto sul tavolo e riconfigura l'immaginifico universo creativo di Tara Burke all'interno di una fisionomia intelligibile, meno impalpabile, forse meno coraggiosa ed oltranzista. Che sia solo un momento di riflessione per tentare di orientarsi in un mondo sonoro che, al prossimo passo, tornera' nuovamente a trasfigurarsi?
[Marco Giarratana]
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