Kristina Esfandiari, di origini iraniane ma residente negli Stati Uniti, non primeggia. La sua voce non è particolare, i suoi testi non sono irresistibili, il suo carisma non risalta. Il suo primo disco "Created In The Image Of Suffering" fu pubblicato da Relapse nel 2017 e passato praticamente sotto silenzio. Onestamente era meglio l'EP precedente "Doubt", pubblicato da Flenser nel 2015.
Dopo aver "fallito" anche con il progetto dark shoegaze "Miserable" torna con la gimmick King Woman, sempre su Relapse. La forte copertina mostra un approccio "shock" che in qualche modo ricorda le intenzioni di personaggi estremi come Lingua Ignota e gli Amenra. Anche le tematiche liriche pseudo religiose sono su quella strada. Musicalmente, invece, si assesta su un tranquillo post-metal, sussurrato più che cantato, con qualche esplosione ma niente di ignorantemente muscolare. E' questo approccio differente che potrebbe piacere a coloro che trovano certi prodotti un po' troppo "macho". In "Celestial Blues" c'è più post rock che metal, c'è del vago dream pop e parecchia oscurità. Per capirci sembra la versione soft della collaborazione fra Thou e Emma Ruth Rundle.
Purtroppo tutto il disco ha i difetti illustrati all'inizio, contribuendo a mantenere King Woman nella categoria "metà classifica" assieme a Shaam Larein e A.A.Williams.
[Dale P.]
Canzoni significative: Psychic Wound, Entwined, Golgotha.
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