I Lamb Of God sono da un pezzo proiettati verso i piani alti dell'heavy metal mondiale. Non lo testimoniano solo i trascorsi su major (e l'attuale residenza presso Roadrunner non è da meno) e i tour di spalla a gente come Metallica e Slayer o da headliner con date non di rado sold-out, ma lo certifica anche la qualità della musica fin qui prodotta.
"Wrath" non è di certo la prova migliore fin qui offerta dal five-piece di Richmond, ma in un panorama metallico letteralmente agonizzante da almeno 4-5 anni a questa parte fa la sua figura. Stilisticamente i nostri si sono guardati alle spalle e dal passato hanno riesumato le scorribande thrash che negli ultimi lavori sono state un po' messe da parte. "Wrath" si presenta così, ad un livello ritmico, in buon equilibrio tra le sfuriate ad alta velocità e l'oramai peculiare mid-tempo cadenzato che ha nel mosh hardcore il suo etimo. Randall Blythe è sempre più padrone della sua ugola al vetriolo e alterna parecchi registri vocali differenti, con evidenti progressi tecnici. Anche il riffing, pur mantenendo fede al trademark di Willie Adler e Mark Morton, accoglie elementi nuovi per la band con una più delineata propensione a giri dalle melodie più strutturate, a scapito delle armonizzazioni sovrapposte figlie del melodic death scandinavo, influenza mai nascosta dal gruppo. Messe da parte alcune rivistazioni dei cliché più incartapecoriti del metallo (come l'acustica "The Passing" intarsiata di sviolinate chitarristiche degne dei Metallica d'annata, stessa cosa accade per l'incipit di "Grace"), "Wrath" offre alcuni episodi sopra le righe, come la possente "In Your Words" (lo svolgimento ritmico a metà canzone richiama senza fronzoli Meshuggah e Fear Factory), o "Broken Hands", che piace per l'irruenza decisamente metal-core, con tanto di cori in prossimità del refrain (e che rimanda al precedente - rivalutato in tempi recenti in positivo dal sottoscritto - "Sacrament"), o ancora "Reclamation", marchiata a fuoco dal giro portante che sa dannatamente di southern rock.
"Contractor" spazza via tutto con un'indole distruttiva che farà sicuramente stragi on stage. Il resto pesta a dovere, tra ammiccamenti ai Testament ("Everything To Nothing") ed una "Fake Messiah" martellante ed ossessiva, a volte qualcosa gira un po' a vuoto (il singolo "Set To Fail" non è poi gran cosa) ma sono cedimenti passabili.
A conti fatti, pur senza strabiliare, i Lamb Of God si mantengono su un buon livello qualitativo e tengono fede al verbo metallico, luoghi comuni compresi nel prezzo.
[Marco Giarratana]
Canzoni significative: In Your Words, Contractor, Broken Hands, Reclamation.
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