Banda in perenne evoluzione, i Manes danno vita con “How The World Came To An End” al loro lavoro più ostico ed inintelligibile. Liberatisi totalmente da ogni declinazione che rimandi anche solo minimamente ai paradigmi del rock, la formazione norvegese si chiude in se stessa con atmosfere introspettive che hanno il genoma della trip-hop di Bristol, strizzando l'occhio all'hip-hop con le parti rappate (in francese) di “Come To Pass”, “I Watch You Fall” e “The Cure-All”. La difficoltà di tenere il loro passo è notevole, con solchi disossati, privati di strutture definite, dove le sfumature giocano un ruolo preponderante. Lo si potrebbe vedere sotto una luce tipicamente “soundtrack”, il piglio è pressoché lo stesso, e non è chiusura mentale, stupidità o chissà quale altro difetto insito nell'ascoltatore il fatto che “How The World Came To An End” possa risultare monocorde o un po' fuori fuoco.
C'è un eccesso di pretenziosità, un filo-intellettualismo che potrebbe donargli la parvenza di un nuovo gioiello d'avanguardia, ma è ovvio che così, in realtà, non è. La fruibilità e la vena melodica (che era un punto di forza assoluto degli ultimi due parti del gruppo, il capolavoro “Vilosophe” e l'ep “[view]”) vengono relegati ad un secondo, addirittura anche ad un terzo livello. Ciò che preme maggiormente ai Manes è addensare nubi che tendono ad offuscare uno scenario cupo e continuare un processo di ricerca sonora che, in questa sede, non produce i risultati sperati, non concedendo tra l'altro nessuna chiave di lettura emozionale.
Molte le andature in downtempo, si strizza l'occhio anche alla new-wave in alcuni risvolti timbrici (“Nobody Wants The Truth”), ma l'opera non decolla. Ben poco si lascia ricordare, non si intravedono nemmeno intuizioni geniali e le sole “Deeprooted” e “Transmigrant” sono i frangenti più riusciti e convincenti. Prova altalenante, non del tutto scadente, ma probabilmente figlia di un periodo transitorio. Ovvio che dopo un “Vilosophe” ci si attende molto dai Manes.
[Marco Giarratana]
Canzoni significative: Deeprooted, Transmigrant.
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