Dopo un disco abbastanza melodico ed evocativo come "Algleymi", i Misþyrming sono tornati ad un black metal più classico e cattivo, ma meno caotico rispetto al loro esordio del 2015.
L'opener piazza subito un riff alla Marduk a mettere in chiaro le cose, ma sono i mid tempo "Með Hamri" e "Engin Vorkunn" che trascinano l'ascoltatore e mostrano il fiero piglio della band; il buon gusto nell'utilizzo dei synth dona un piozzico di mistica in più ai brani e colora il lavoro con ulteriori sfumature.
In "Engin Miskunn" i quattro tornano a suonare come un esercito di orchi impazziti e anche "Blóðhefnd" suona come un'epica marcia militare che sfuma su soavi voci femminili come se Myrkur fosse ospite del disco.
"Með Hamri" si conclude con il lungo brano "Aftaka" introdotto da un piano che sembra suonato dallo spettro di una casa abbandonata e che evolve in un caos dissonante che rimanda un po' all'esordio degli islandesi e in cui risuonano gli echi malvagi dei Deathspell Omega.
[Francesco Traverso]
Canzoni significative: Með Hamri, Engin Vorkunn.
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