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Mount Fuji Doomjazz Corporation - Anthropomorphic (Denovali)

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Mount Fuji Doomjazz Corporation - Anthropomorphic
Autore: Mount Fuji Doomjazz Corporation
Titolo: Anthropomorphic
Etichetta: Denovali
Anno: 2011
Produzione:
Genere: jazz / dark / drone

Voto:
Produzione:
Originalità:
Tecnica:




Dopo gli impressionanti "Doomjazz Future Corpses" e soprattutto "Succubus", ai The Mount Fuji Doomjazz Corporation si chiedeva il tris. E questo e' puntualmente arrivato nelle spettrali vesti di "Anthropomorphic". Permeabili alle collaborazioni ed alter ego live dei non meno formidabili The Kilimanjaro Darkjazz Ensemble (anche loro prossimi al ritorno sulle scene, tenete quindi gli antennini ben sintonizzati), i TMFDC vivono in quella zona grigia in cui convergono diversi linguaggi musicali: dal free-jazz all'ambient, dalle eco drone-metal alla soundtrack fino a lambire lidi cari alla classica contemporanea.

Registrato tra Utrecht, Mosca e Breslavia, "Anthropomorphic" e', come i due capitoli che lo precedono, un incessante flusso sonoro a cui ci si deve abbandonare con una resa incondizionata. Composto da quattro movimenti che si penetrano senza soluzione di continuita' in totale assenza di un qualsiasi puntello ritmico e in cui la filigrana melodica e' costantemente alterata, questo nuovo capitolo ha uno spirito piu' meditativo se comparato alla disturbante claustrofobia lynchiana di "Succubus", ma non pensiate che la sua atmosfera non sia in grado di pungolarvi la corteccia cerebrale.

Sparuti momenti di estasi corrodono l'oscurita' antigravitazionale che permea l'opera nella sua interezza, mentre la marea si alza e si abbassa fino a ridursi in scheletrici filamenti sonori in sospensione. Il violino di Sarah Anderson tratteggia desolanti requiem nella sinistra "Form", ed in "Function" il suo archetto sospinge le corde verso una gelida malinconia klezmer. Il trombone di Hilary Jeffrey volteggia come un gigantesco insetto prima di lasciarsi assorbire da un frastuono come di turbine in cunicoli marcescenti di sotterranei industriali ("Dimension") ma nell'opener "Space" la sua poetica si fa raffinata ed elegiaca, galleggiante sul confine tra sonno e veglia.

"Anthropomorphic" svela il lato piu' catartico e sepolcrale dei Mount Fuji e il fatto che esca per la Denovali e' un'ulteriore garanzia. Siete quindi obbligati a non farvelo sfuggire.

[Marco Giarratana]

Canzoni significative: tutte.

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