Si scrive Slugs ma si pronuncia "desert sessions". Cosa voglio dire?? Che gli 11 brani contenuti in questo "Bob Berdella Bizzarre Bordello" profumano di cactus, di sabbia, di funghetti ma soprattutto di libertà e calore. La stessa libertà che si respira, appunto, nelle Desert Sessions del Rancho De Luna.
Capita quindi di passare da violenti rock-boogie a intimissime ballate acustiche un po' ubriache. Da brani lofi a complicati pezzacci rock con idee stralunate da applausi a scena aperta.
Il disco si apre con Ed Gein (il disco prende ispirazione dai serial killer) un semplice rockettone da ballo che mi immagino in un videoclip lisergico con donnone alla Russ Meyer che ballano e sparano. Geniali i 40 secondi finali.
"Green River Killer" si apre come un brano dei Pavement per poi degenerare in un depresso ritornello di scuola nord-ovest (dove operava tra l'altro il killer di cui sopra) e finire in una lunga coda strumentale.
"Sand" fa risuonare i fiati free-jazz come allarme, poi Mark Lanegan si impossessa del microfono e parte un'agonizzante stoner-song psichedelica.
Siamo solo all'inizio e il disco conquista e spaventa per la maestria dei musicisti e per il loro citazionismo "colto" di tutto l'underground americano degli ultimi 20 anni. E ora vi diciamo che gli Slugs sono del deserto emiliano, Reggio Emilia per la precisione. E vincono quindi, la palma di miglior rock band dello stivale.
"Bob Berdella Bizzarre Bordello" è un disco maturo e spaventoso nonchè orecchiabile e ballabile, sognante e deprimente. Non comprarlo vuol dire farsi del male.
[Dale P.]
Canzoni significative: tutte.
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