Se Greg Anderson (devo spiegarvi chi e'?) ha scelto di mettere sotto contratto i The Secret, un motivo ci sara': il mondo, visto con gli occhi della band triestina, e' nero, pauroso, senza speranza. E anche a lui piace cosi'. La proposta del combo triestino, giunta al terzo disco, si fa sempre piu' estrema, diretta ed efficace, se pure si scosta di poco dal precedente lavoro: suoni scarni, volumi a mille e una manciata di riff pesanti come macigni, vomitati dalla chitarre sotto forma di una marea di odio fumante e bollentissimo.
Stavolta pero' a fare evidentemente la differenza c'e' la preziosissima direzione di Kurt Ballou dei Converge alla consolle, che focalizza il talento dei nostri ragazzi e catalizza tutta la loro rabbia, confezionando un disco in cui la musica si fa incessante e snervante fuoco di sbarramento: e' impressionante la disinvoltura con cui ci si muove agevolmente tra l'hardcore delle radici, sfuriate grind (dimostrando di aver appreso bene la lezione dei Cripple Bastards) e pericolosissimi echi black metal, tanto per non scontentare nessuno (e per rimanere in linea con la new wave della Southern Lord), e anche quando il ritmo si attenua ("Bell of urgency" su tutte) i toni asfissianti non calano di intensita', in un trionfo di cupa disperazione e claustrofobia; la significativa maturazione artistica della band e', con questo lavoro, sotto gli occhi di tutti: un disco, questo, che non lascia scampo, bombarda e devasta i timpani di chi lo ascolta, sfinisce e scarnifica ogni pensiero positivo e gaudente, annichilisce tutto e tutti ed entra di diritto tra i migliori dischi estremi del decennio (passato o prossimo? magari entrambi).
In conclusione, un'ultima considerazione: com'e' possibile che una band di questo calibro, ormai da annoverare tra i grossi nomi della scena estrema italiana, abbia dovuto emigrare per cercare un contratto?
[Daniele Sabbatini]
Canzoni significative: Cross builder, Where it ends, Antitalian, Bell of urgency, 1968
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