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Martin Grech - March Of The Lonely (Genepool)

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Martin Grech - March Of The Lonely
Titolo: March Of The Lonely
Anno: 2007
Produzione:
Genere: rock / alternative / pop

Voto:



La bellezza della forma ed il fascino dell'essenza che, rinvigorite in nuove vesti, si parano al nostro cospetto: “March Of The Lonely” segna per Martin Grech una sorta di bivio stilistico.

Liberatosi dai legami con la new-wave e soffiate via certe polveri nineinchnailsiane che aleggiavano nei primi capitoli della sua carriera (soprattutto in “Unholy”, che rimane a tutt'oggi superlativo), il compositore anglo-maltese si avvicina adesso all'intimismo tipico del folk, senza però sposarne in toto le coordinate di genere.

È il modo attraverso cui Grech si pone quel che più conta, solitario, intriso di una malinconia pervasiva ma non tracimante in disperazione, novello Jeff Buckley errante nella penombra della mente. Le orchestrazioni smagrite ma nel contempo aggraziate caricano ulteriormente l'atmosfera di rigogliosa ricerca interiore, di profondo travaglio spirituale. Ed il peso di vivere si sbriciola col corpo stesso mentre l'anima, lentamente, traspare dai pori ed ascende verso un'abbacinante luce pulviscolare che sfuma i contorni tutt'intorno (la title-track).

La poetica di Grech trova nella solitaria osmosi tra la calda espressività della sua voce e la nudità della chitarra acustica (principalmente arpeggiata) il mezzo prediletto per manifestarsi, privato d'ogni sentore di albagia o autocompiacimento.

I primi tre passaggi in scaletta sono un climax che raggiunge con “Heritage” il picco massimo, una stilettata emotiva da gospel monodico con uno squarcio in slide che accentua certe reminiscenze da blues primigenio. Lievi tappeti di keyboards aumentano la profondità e fungono da substrato al continuo intreccio di cori vocali che, alla resa dei conti, sono strumento fondamentale per gli arrangiamenti di “March Of The Lonely”. Che, se da un lato può apparire un tantino monocorde (potrebbe essere il suo limite cardinale), dall'altro fa della sua tinta unica un grande punto di forza.

Disco di caratura superiore alla media e non si può non dire che qui si è al cospetto di un talento sopraffino.

[Marco Giarratana]

Canzoni significative: Treasures, Kingdom, Heritage, The Washing Hands

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