I Blueprint nascono dallo scioglimento di due fra le migliori crossover-metal-bands inglesi: Earthtone9 e Pitchshifter. Per chi non se li ricordasse ricordiamo brevemente i primi come risposta Tooliana (anticipando le sonorità degli A Perfect Circle) di notevole impatto e i secondi come un bel ibrido metal-elettronico.
Poche le fortune di entrambi i gruppi (mancanza di fortuna, carisma o di un album che spaccasse al di fuori della schiera degli appassionati) e puntuale lo scioglimento di ambedue.
I Blueprint partono da dove si erano fermati gli Earthtone9 e, ve lo dico subito, era lecito pretendere qualcosa di più.
L'impatto c'è ma le canzoni risultano ancorati a sonorità ormai obsolete. Di nu-metal con aperture melodiche ne abbiamo sentito fino a farci sanguinare le orecchie.
E' indubbio che qualsiasi gruppo americano questo genere lo macini molto meglio e riesca ad andare oltre al formalmente perfetto come al contrario fatto i Blueprint in quest'album.
Purtroppo il difetto principale di questo "Phenomenology" è quello di non far gridare al miracolo nè di farci ricordare qualche canzone. Il disco avanza lentamente e farete fatica ad arrivare ai fatidici 45 minuti finali.
Un'occasione mancata ma un'ascoltata la merita, soprattutto da parte dei fan degli Earthtone9 e ai super malati del genere.
[Dale P.]
Canzoni significative: Over, Answers.
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