Abbandonata la sua casa di Los Angeles, Carla Bozulich ha intrapreso una vita nomade da cui ha tratto la linfa artistica che si e' riversata in "In Animal Tongue". Sulla stessa scia di "Prince Of Truth", ma con un pizzico di fisionomia melodica in piu', i nuovi tasselli formano un mosaico inquietante e surreale, com'e' nello stile della cantautrice californiana.
Tra la nebbia densa del folk apocalittico e i ruderi di costruzioni goth-post-punk, fantasmi e sagome scure saettano veloci. In "Artificial Lamb" il canto della Bozulich e' cosi' dolente da annientare qualsiasi sentimento e la tensione resta elevata con la title-track, un rituale che evoca le perversioni di Diamanda Galas. Ma a "Bells Ring Fire" manca la zampata che asporta il cuore dal petto. Peccato.
Il visionario percorso di Evangelista prosegue tra creature deformi e attacchi di pura paranoia. "Enter The Prince" e' un feto morto che forse un giorno sarebbe diventato blues, "Die Alone" una nenia ipocondriaca resa malvagia da ricami sciamanici.
Qualcosa poteva essere limata ulteriormente qua e la', ma le imperfezioni vengono perdonate con l'incubo di "Hutching", lunghe dita si arrampicano tra le pareti per artigliare la gola e non lasciano scampo.
[Marco Giarratana]
Canzoni significative: Artifical Lamb, In Animal Tongue, Die Alone, Hutching.
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