Per fortuna c'è chi ha voglia di giocare con la propria carriera facendo scelte apparentemente difficili ma che, per assurdo, sarebbero la scelta naturale in un mondo discografico giusto. Apparentemente c'è solo Dave Grohl a fare un po' quello che gli piace con chi gli piace. Mentre il resto del mondo applaude all'intraprendenza dell'ex Nirvana, la giovanissima ma già neo-mamma Ashley Nicolette Frangipane, ovvero Halsey, lo invita a suonare la batteria in una canzone ("honey", lo si riconosce immediatamente). Ma spulciando i credits troviamo anche Pino Palladino, straordinario bassista che qui tesse magistralmente "Lilith". E poi non vuoi chiamare la leggenda vivente Lindsey Buckingham a suonare la chitarra in "Darling"? Vabbè ma siamo abituati a pop star che usano grossi nomi per abbellire il proprio album, magari senza manco sapere esattamente chi sia il prestigioso ospite. Togliamo ogni dubbio? Alla produzione troviamo Trent Reznor e Atticus Ross, i re mida delle musiche da film. Coloro che zitti zitti stanno dettando legge nelle produzioni da 30 anni (devo dire Nine Inch Nails? Non credo, ma vi ricordo Saul Williams) e che qui si destreggiano abilmente facendo un passo indietro e facendo brillare Halsey. Il disco, inutile dire, è un piccolo capolavoro pop. Non facilissimo, anzi, parecchio variegato e ricco di idee. Le canzoni? Ci sono. Non sono inutilmente strappalacrime, nè con tematiche da festa delle medie. Halsey è molto più matura della sua età. Quindi cari 30/40/50enni attivate le antenne e non fatevela scappare.
[Dale P.]
Canzoni significative: Honey, The Tradition, I'm Not A Woman I Am A God.
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