Ormai è risaputo: ogni 2 anni , direttamente dagli studi di Redondo Beach, esce un nuovo lavoro dei Pennywise per l’etichetta di Brett Gurewitz. Fosse solo questa la consuetudine non ci sarebbero problemi. Purtroppo il punto è che le sonorità della band di Hermosa Beach, sembrano essere allergiche ai cambiamenti, nel bene e nel male. E’ triste notare che i Pennywise siano diventati degli strenui rappresentanti di una sorta di oscurantismo musicale.
Sono effettivamente lontani i tempi in cui con “About time” (1995, Epitaph) il gruppo rivendicava (credibilmente) l’eredità dei Bad Religion. In quest’ultimo lustro c’era stato qualche segnale di ripresa col discreto “Land of the Free” (2001, Epitaph) e un’ ottima prestazione live al Velvet di Rimini. Da lì io tirerei senza esitazioni una linea di demarcazione: tutto quello che è uscito dopo il 2001 non è altro che una fotocopia fatta su un foglio che puzza di carta riciclata.
Come si diceva sopra, lo stile e l’approccio sono sempre gli stessi (tranne qualche sottile variazione di tanto in tanto) e stando alle dichiarazioni di Fletcher (il chitarrista divenuto portavoce della band) loro sembrano provarci piacere: “[…] Quello che contava era che il nostro sound dovesse essere comunque Pennywise. Dal punto di vista dei testi invece, tutto è rivoluzionato, ogni disco è in relazione al periodo a cui appartiene”.
“The Fuse” di per sé non è un cattivo album, dato che il gruppo di Fletcher suona sempre un ottimo punk-HC potente e trascinante, in ogni caso per un fan di vecchia data come me, è un lavoro più che superfluo e quasi inutile. Che senso aveva pubblicare un disco del genere?
Mi è dispiaciuto tanto non aver potuto presenziare il giorno del loro gig in quel di Milano (Rock in Idro) dato che ,indipendentemente dalla qualità degli ultimi dischi, il loro potenziale live non è minimamente in discussione. Io ho avuto la fortuna di poterli vedere due volte (nel 2000 e nel 2001) e vi assicuro che quelli sono stati concerti indimenticabili. Tra l’altro, fonti sicure (come immaginavo del resto) mi hanno riferito che la loro esibizione al Rock in Idro è stata ottima.
Tornando al disco, concludo dicendo che con ogni probabilità ai neofiti del genere piacerà (di qui il mio voto nonostante le critiche mosse) sarei più prudente nel dire la stessa cosa riferendomi ai fans più vecchi…
[Dani Mani]
Canzoni Significative: 6th Avenue Nightmare, Closer, Fox Tv
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