Quanto si può essere "post"? Parola che non vuol dire niente, è ovvio, ma quanto ti capitano tra le mani certi dischi capisci al volo che sono leggermente più avanti rispetto a tutto il resto. Se è dai tempi degli Slint che si usa il termine "post" prima di loro i critici usavano scrivere "crossover". O "fusion". Generi che dopo i primi usi hanno perso tutta la loro valenza "progressiva" (altra parola magica) finendo per sintetizzare una precisa matrice sonora.
Gli Unsolved Problems Of Noise con questa piccola autoproduzione (piccola perchè dovrete adoperarvi per trovarla, piccola perchè i suoni non sono massicci) risultano "avanti" pur suonando contemporanei.
Prendete Morkobot, Zu, Baroness, Mastodon, Melvins e John Zorn. Metteteli al servizio di riff orecchiabili tanto da entrarti sotto pelle già al primo ascolto ma incastrati in strutture sbilenche e sorprendenti (tanto che il minutaggio medio di ogni brano di oltre 7 minuti non lo avvertirete neanche) e avrete questi quattro brani strumentali degni di essere ascoltati da ogni amante delle sonorità più avant-rock ma apprezzati anche da chi macina cose più "normali".
Questo è il pregio degli Unsolved Problems Of Noise: mettere ordine incasellando in strutture complicate e mai banali. Come un'opera di qualche architetto contorto ma pratico.
La musica è tutta qui. Vi basta cercarla.
[Dale P.]
Canzoni significative: Jimbous's Last Cookie, Il Batrace Non Ti Darà Pace.
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