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Kongh - Shadows Of The Shapeless (Trust No One)

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Kongh - Shadows Of The Shapeless
Titolo: Shadows Of The Shapeless
Anno: 2009
Produzione:
Genere: metal / post-metal / doom

Voto:
Produzione:
Originalità:
Tecnica:




Denso e sulfureo come si evince da un immediato colpo d'occhio sulla copertina. Slabbrato e pesante, a momenti estenuante e viscerale, un catalogo di aggettivi che non sono solo mero esercizio linguistico per chi scrive ma strumenti indispensabili per tentare di descrivere il più fedelmente possibile "Shadows Of The Shapeless". L'universo descritto dalla musica dei Kongh è uno scorcio di realtà posseduto dalle ombre e dal disagio, imbrattato di un'aria difficilissima da inspirare. O forse meglio, un deposito di bile e vomito a cielo aperto. I Kongh incidono gli strati di pelle e lasciano fuoriuscire il marcio sedimentato nell'anima come un rituale d'espiazione e liberazione definitiva. Discendono dai Black Sabbath, nemmeno a dirlo, ma il loro doom si impaluda nelle latrine dello sludge e nel loro codice genetico si vedono filamenti di Corrosion Of Conformity (nella metallicissima "Voice Of The Below" che è, però, il brano più debole del lotto) ed EyeHateGod. La lunghezza quasi spossante delle loro composizioni - solo la strumentale "Tänk På Döden" sta sotto i cinque minuti - induce i nostri ad integrare diversi elementi restando fedeli alla matrice. "Essence Asunder", per esempio, apre in southern-blues, poi s'inabissa in remoti fondali di dispersione spirituale, si ferma per respirare la polvere marina e riemerge come un iceberg dal nucleo di fuoco, passando al setaccio post-metal, sludge-core e, perché no, una sorta di post-rock abbrutito e nero come il catrame. Il cantante David Johansson in "Unholy Water" non da tregua alla sua gola, la squarcia con latrati canini, accompagnato dalle fiamme che Oscar Ryden (basso) e Tomas Salonen (batteria) continuano a tenere vive. Soffia un vento infernale qui dentro, il suo punto d'origine è la gehenna con tutta la sua dannazione. Malessere sciorinato senza divenire plastica ostentazione, i Kongh sono tutt'altro che dei poser. E a due anni di distanza da quel macigno auricolare che è stato "Counting Heartbeats" gli svedesi ci dicono che non stanno affatto scherzando.

[Marco Giarratana]

Canzoni significative: UNholy Water; Essence Asunder; Shadows Of The Shapeless.



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