Tre ragazze del New Jersey, abbastanza bruttine da apparire affascinanti, scoordinate, rumorose, e un filo inquietanti. Le tipiche ragazze che si trovano in camera a parlare di fidanzati e maglioni ma che in realtà prendono in mano gli strumenti del fratello maggiore e suonano portando avanti una tradizione che andrebbe distrutta: le ragazze non sanno suonare. La batteria rientra in pieno nella tradizione che da Maureen Tucker (Velvet Underground) arriva a Meg White (White Stripes): quindi quattro quarti e bpm a 140 per tutto il disco. Il basso studiato su quello dei Ramones, la chitarra è rumorosa e suonata di mano destra (ergo non aspettatevi arrangiamenti, salti di tonalità ecc). Le voci armonizzano soavemente come dei cani lasciati in giardino in pieno inverno.
Ma... ma in realtà il disco viene salvato e reso fruibile tramite una semplice scappatoia: riverberi che sanno di shoegaze. Ecco perchè probabilmente sarà una pena vederle dal vivo ma su disco funziona. Con le sue melodie semplici infilate nell'asse Jesus & Mary Chain e Pastels, senza scomodare i Beach Boys nè i Ramones a cui evidentemente vorrebbero aspirare. Canzoni che danno immediato mal di testa ma in qualche modo ti cullano in una dimensione fuori dal tempo, come se ci apparissero le Shonen Knife dopo 15 di oblio suonandoci "Bear Up Bison".
Mettiamoci l'anima in pace e valutiamo il disco come è senza farsi distrarre dall'hype: un buon primo disco difficilmente ripetibile, ma a cui non è effettivamente richiesto il bis. E ridateci le Shonen Knife!
[Dale P.]
Canzoni significative: I Belive In Nothing.
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