Bruce Lamont e' un personaggio decisamente troppo sottovalutato. Lucido allo stesso modo di personaggi ormai monumentali come Aaron Turner (Isis) o Sanford Parker (Minsk), patisce di suonare in una band che il pubblico "avanti" non ha ancora capito: gli Yakuza. Si parla di post metal ovviamente, ma ricco di sfumature etniche e jazz ma senza cadere negli sbrodolamenti tipici dei progmetallers.
In attesa di ascoltarlo anche nei promettenti Bloodiest (recentemente hanno firmato per Relapse) Bruce ci offre questo ottimo disco solista.
Disco per cui nessun saggio uomo di marketing spenderebbe una lira contando che gia' la band madre non vende certo migliaia di copie. Anzi. Ma ascoltando questo disco viene ancora piu' da chiedersi cosa abbia Bruce che non va. Sicuramente patisce il non muoversi in territori conformi, rendendo l'ascolto dei dischi su cui mette mano piuttosto difficoltoso. Nell'era in cui si scarica musica per curiosita', cercando di essere piu' avanti dell'amico avanti, un certo tipo di musica finisce per non colpire alla prima. Probabilmente neanche alla seconda. Ma arriva piano piano, attaccandosi alla pelle.
Bruce di suo non aiuta: inizia l'album con un lento blues, piuttosto lamentoso. Ma e' la porta da cui bisogna passare per arrivare all'inebriante darkjazz della coda finale. Che in realta' nasconde ancora un tribale dai vaghi sapori industrial. Se siete arrivati fino a qua siete persone molto pazienti e fiduciose. E' quindi al turno di "The Epic Decline": rumorazzi ambient e voce filtrata. "Year Without Summer" ricorda il vocione di Steve Von Till virato kraut. Il disco prosegue con svisate ambient drone, con interessanti interventi di sax (strumento principale di Bruce) che degenerano in raggi kraut/psichedelici piuttosto oscuri e faticosi.
Bruce sembra risvegliarsi con l'ultimo brano, sicuramente il piu' bello del disco: 2 Then The 3. Se il disco fosse stato su questo livello avremmo avuto un capolavoro amato da tutti. Ma Lamont non vuole costruire quanto esplorare: e "Feral Songs For The Epic Decline" e' un viaggio personale su strade impervie, con poche possibilita' di prendere ossigeno e nessuna possibilta' di fermarsi. E' per questo che difficilmente lascerete il tasto "repeat all" premuto ma, nel caso vi affascinasse il lavoro, lo prenderete ogni tanto. Ma, per quanto atipico, e' un viaggio che vi ritroverete ad affrontare piu' volte, sempre in debito di ossigeno, ma che alla fine il vostro spirito ne sara' uscito arricchito.
[Dale P.]
Canzoni significative: 2 Then The 3, Year Without Summer.
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