Non stupisce per niente questa prima sortita solista di Eddie Vedder, cantante dei Pearl Jam.
Non stupisce per diversi motivi: per prima cosa esce sotto le mentite spoglie di una colonna sonora, tanto da preservare la credibilità artistica e proteggerlo da eventuali tentazioni "commerciali". Ovviamente la colonna sonora è solo una scusa: questo è il disco di Eddie Vedder che tutti i fan si sarebbero aspettati e che hanno lungamente desiderato. Ovvio il sogno spesso è più bello della realtà, ma è indubbio che il formato "soundtrack" lo faccia assomigliare ad una realtà piuttosto sfumata, al confine con l'onirico.
Ma al di là delle chiacchiere, Eddie mette in questo disco tutto se stesso: ovvero una chitarra e la sua voce. Ingredienti che basterebbero per mandare a casa più o meno i 3/4 dei dischi odierni (per rimanere nel genere, Chris Cornell in confronto sembra Gigi D'Alessio).
Chitarre suonate in punta di dita, qualche eco distorto, ukulele e tanto calore. Le influenze le citiamo giusto per chi non bazzica il personaggio: The Who ("Far Behind"), gospel/soul (il singolo "Hard Sun"), Bob Dylan (un po' tutto il disco) oltre, ovviamente, allo Springsteen di Nebraska.
Nell'insieme "Into The Wild" suona dimesso, abbozzato, e a parte le consuete parti enfatiche potrebbe piacere anche agli amanti dell'indie folk, o del new country, anche se immagino che nessun fan di Jason Molina ne confesserà mai le qualità.
Per una eventuale carriera solista di Eddie Vedder possiamo dormire sonni tranquilli: con quella voce mai potrà deluderci.
[Dale P.]
Canzoni significative: Far Behind, Guaranteed.
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