Il nome "No Code" palesa un evidente tributo ad uno dei migliori album dei Pearl Jam. Senz'altro il più particolare, ricco di suggestioni etniche e acustiche. Proprio queste ultime paiono le influenze di Filippo Iemma, calato sia nella parte di Eddie Vedder che quelle di Stone Gossard.
Attenzione! Questa non è una cover band dei Pearl Jam (esiste e ha lo stesso nome) ma un delicato tributo ad un suono che dopo la fine del trend non è stato più replicato in maniera credibile. "Try To Understand" risulta influenzato anche dal materiale più soft degli Alice In Chains oltre ad un inevitabile, e certamente involuto, riferimento alla canzone d'autore italiana.
Le sette canzoni sospese fra il depresso e il bucolico, mostrano una discreta padronanza della materia, ma soprattutto amore verso sonorità che sguazzano nella tristezza e nella solitudine. Nelle fredde e piovose giornate invernali potrebbe essere la coperta che cercavate...
Un packaging estremamente curato (una via di mezzo fra quello di No Code, appunto, e Yield) e un'ottima registrazione sigillano il tutto.
[Dale P.]
Canzoni significative: Without Saying Anything, Untitled, Your Choice .
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