Sembra il suono di una sirena l'intro, che fa presagire un incombente pericolo. Quello di una band grind core sludge, targata Relapse. Io ho corso il pericolo di annoiarmi, ma ho vinto e in fondo non è stato difficile resistere! A cosa? Fino alla sesta traccia non succede granché: è una specie di sottofondo interrotto da un divertente assolo di batteria. Poi un altro interludio strumentale privo di distorsioni, per concedere tregua ai timpani più stressati. Subito dopo, un po' di onesta violenza riconduce ai soliti abusati accordi. "Paper Cut" è un assolo di basso e ricorda i suoni fluidi di Lateralus, il cui seguito non risulta minimamente degno del paragone.
Ebbene sì, non fosse per queste tracce di transizione, sarebbe quasi come ascoltare la stessa canzone. Ovvero, mi sarei già assopita. E'un tappeto di suono, e dovrebbe essere cosparso di chiodi; un terreno infido. Ma a ben guardare quei chiodi fissano al pavimento il tappeto. Sono conficcati nel suolo. Il pavimento è già sconnesso da qualche scossa pregressa, e non a causa delle sollecitazioni del tappeto; sarebbero insufficienti a far vibrare un chiodo...
In parole povere: ciò che è spigoloso suona già sentito. Cioè, è un cammino scosceso ma che conosciamo come le nostre tasche. Scarsa l'agilità delle variazioni ritmiche, appesantite da una voluminosa ringhiata messa quasi in loop. Un martellamento continuo di accordi pesanti e diluiti rispetto alla frenesia della sezione ritmica; nemmeno il vocalist spicca in mezzo a questa limpida produzione. Le canzoni di Confrontation sono sì brutali, sabbathiane e panterose, ma poco incisive. La scarsa inventiva dei Nostri non rende giustizia all'intenzione bellica che compare in copertina: il dio buddista Fudo, in assetto di lotta.
Sembra che i Green lottino contro qualcosa di già combattuto, ma che non hanno sconfitto. Un lavoro che non brilla per personalità ma per la sua carica aggressiva. E che sin dal primo ascolto manifesta la sua scarsa elasticità. Proseguendo, i particolari emergono, senza tuttavia luccicare. In "Theory of pride in tragedy" un passaggio furioso ricorda con imbarazzante evidenza i primi D.E.P... Un disco da ascoltare durante il sound check di un concerto... diverso dal loro!
[Shizu]
Canzoni significative: A Permanent Solution To A Temporary Problem.
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