Un tributo ai Black Sabbath? Di nuovo??? A turno, ogni band del mondo, deve pagare il suo personale dazio a Iommi e compagnia.
Il 2005 è l'anno di 9 band del circuito post-rock-noise-alternative:
Aprono le danze i Matmos con una serie di suoni evidentemente presi dagli album dei Black Sabbath e trasformati in effetti atmosferici. Niente di particolare ma validissimo come intro del disco.
I Ruins con solo basso e batteria frullano i riff ultraleggendari creando un unico spettacolare brano, in cui gli strumenti si rincorrono senza sosta.
Molto personale la rilettura dei Grails, splendido gruppo su Hydrahead. La loro "Black Sabbath" strumentale suona come fosse scritta dalla band. Notevole.
Four Tet e Curtis Harvey Trio si dilettano con due brani acustici. "Iron Man" in versione depressa da cameretta (carina) e "Changes" virata country (curiosa).
"Planet Caravan" (rifatta dai Anomoanon) diventa un brano alla Low, senza però perdere la poesia dell'originale.
La splendida "Sabbath Bloody Sabbath" viene trasformata dai Racebannon in un delirio noise-core scazzatissimo e un po' troppo lungo; per quanto per certi versi divertente.
"Green Leaf" è leggermente più acida dell'originale ma, nel complesso, risulta fuori dal contesto della compilation.
Un disco tutto sommato inutile; da ascoltare esclusivamente per Ruins e Grails (casualmente le band più note del lotto). Ma è bello notare come i brani dei Black Sabbath abbattano ogni steccato del genere, finendo per influenzare band che col metal hanno ben poco da spartire.
[Dale P.]
Canzoni significative: Black Sabbath, Reversible Sabbath.
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