Ole Pedersen Luk è un piccolo caso del panorama black metal degli ultimi anni. Grazie al secondo lavoro del progetto Afsky, uscito nel 2020, ha iniziato ad apparire nelle playlist e nelle classifiche di fine anno; nel 2022 ha portato con successo gli Afsky sui palchi europei e ha fatto parlare di sè anche per prese di posizione poco usuali per il black metallaro medio, ad esempio in difesa dei diritti della comunità LGBTQIA+.
"Om hundrede år" ha tutti gli ingredienti che fanno amare la musica di Ole, ovvero un black metal doloroso e malinconico, capace però anche di lasciarsi andare a cavalcate esaltanti. Suona come Il tentativo di un uomo di fare i conti con la propria caducità e non è un caso che sulle copertine dei dischi siano sempre rappresentati dei defunti. La catarsi del trapasso.
I brani hanno quasi sempre una parte acustica (lo scorso anno è uscito anche l'ottimo Ep acustico "I Stilhed") o un piccolo viaggio elettrico solitario, a briglia sciolta, in cui Pedersen appoggia accordi tristi, nel vuoto, accentuando il lato cupo e intimo della propria musica, finendo curiosamente nei binari del Neil Young di "Le Noise".
Gli arrangiamenti scarni, la produzione basilare, la scelta dei suoni donano una discreta unicità al prodotto, un marchio di fabbrica che ormai si comincia a riconoscere e i riferimenti potrebbero essere tutte le band che danno un tocco depressivo e/o acustico al proprio black metal atmosferico, su tutti, i Panopticon.
La musica di Pedersen è suonata e pensata con il cuore e la pancia e gode di buone idee, anche nelle sue imperfezioni.
[Francesco Traverso]
Canzoni significative: Stormfulde Hav, Frosne Vind, Tid.
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