È davvero un peccato che i Conifer non abbiano condotto ad estreme conseguenze le ottime intuizioni contenute nell'eponimo esordio di quattro anni fa. I quattro di Portland si allontanano dalle continue mutazioni stilistiche del passato sintonizzandosi con maggiore precisione sulle frequenze di un heavy-post-rock che nulla regala a novità sulle soluzioni. L'attacco di "Surface Fire" riporta alla mente i Pelican di "Australasia", tinteggiando qua e la l'aria con sprazzi di sludge-core vicini al fare dei Capricorns. Il medesimo copione viene ripreso nella successiva "Cruciform Impennage", che si schiude con un giro in crescendo che discende direttamente dal post-rock. La totale assenza di vocals, eccezion fatta per il lungo e malato spoken di Eugene Robinson (Oxbow) nella finale title-track (istantanea nella quale emerge palesemente la primigenia influenza doom), obbliga i Conifer a dover investire le sole trame strumentali del doppio compito emotivo-comunicativo che, paradossalmente in un momento secondario come l'intermezzo "History Of Disappointment" e nella earthiana "Breathe Hold", trova positivi risultati. Ciò porta ad una considerazione inevitabile, ovvero che nonostante gli sforzi riposti sulla creazione di strutture cangianti (che attingono, come oramai di consueto, alle nuove concezioni progressive e ne è un esempio lampante la lunga e ben concepita "Song For Krom" - intrisa di echi kraut-rock in mezzo), le parti più dure del disco risultano meno interessanti. Meno interessanti ma non scadenti, ben inteso. Avendo quindi molto apprezzato quanto fatto dai Conifer in passato (ma già nel brano contenuto nello split in condominio coi concittadini Ocean si intravedevano gli attuali sviluppi), al cospetto di un lavoro come "Crown Fire" si rimane un po' con l'amaro in bocca. Le scelte stilistiche di una band non si mettono in discussione ma in un periodo in cui la scena "post" va sempre più sovraffollandosi, far leva sui caratteri distintivi avrebbe giovato e non poco a questo nuovo parto. Resta il fatto che non pochi ammiratori del genere potrebbero dichiararsi soddisfatti.
[Marco Giarratana]
Canzoni significative: Breathe Hold; Song For Krom; History Of Disappointment.
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