Ci sono talmente tante cose sbagliate in questo disco che messe assieme risultano quasi ipnotiche. Avete presente quei b-movie senza idee, realizzati male, recitati peggio con dei dialoghi insulsi che vi ritrovate a vedere e a rivedere senza un motivo? Traveler degli svedesi Goat Rider è in un certo senso così.
E' cantato in modo incerto, diciamo che la voce di Stoffe non è certo quella di Chris Cornell. La sezione ritmica non si distingue per brillantezza. La chitarra snocciola riff hard blues già sentiti milioni di volte. Ci sono plagi talmente evidenti che non vi sto neanche a segnalare. La registrazione è il minimo sindacale. Però ho passato tutta l'estate ad ascoltarlo. Sarà proprio perchè i difetti summenzionati messi assieme formano una creatura strana e in un certo senso originale, esattamente agli antipodi di quello che le band svedesi sono abituati a snocciolarci in ambito retro rock settantiano. Prendete quindi Graveyard, Witchcraft, Dead Man, Stew e buttateli via: troppo pulitini, macho e "riccardoni". I Goat Rider sono puri e sanno bene che la loro musica non interesserà a nessuno e non si sforzano di sembrare quello che non sono. Proprio per questo "Traveler" si ascolta molto bene, ovviamente se siete stufi dei dischi del genere fatti solo dopo aver ascoltato tutto gli scibile anni 70 e non solo.
[Dale P.]
Canzoni significative: Goat Head Nebula, Unscathed.
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