Tre dischi in quattro anni sono parecchi all'interno di un mercato già saturo. Inoltre, mentre "Devoid Of Light" aveva lanciato gli Uada tra le migliori proposte in ambito black metal melodico, "Cult Of A Dying Sun" ha rappresentato un leggero passo indietro per il gruppo di Portland.
Diciamo subito che "Djinn" si smarca almeno in parte dai due predecessori per una maggior componente melodica, un modesto alleggerimento del suono a favore della pulizia dei suoni e di alcuni momenti più cadenzati, quasi doom. Ad un primo ascolto, si rimane un po' spiazzati, da qualche passaggio fin troppo gentile, ma pian piano le canzoni entrano dentro e ci si ritrova ad alzare il volume in un attimo. Le sfuriate in blast beat pulite e melodiche sono ormai un marchio di fabbrica della band e rimangono un grande godimento anche in questo lavoro come in "The Great Mirage" che gode di un lungo solo finale dai richiami NWOBHM.
Si finisce con il venire trascinati dal piglio dei quattro anche quando le melodie sembrano fin troppo catchy come nella title track e si viene premiati da momenti epici ed emozionanti come la quinta traccia "Foresteless", che si stacca un po' dal resto dell'album grazie ad un'interessante intro psichedelica.
Gli Uada sembrano giocare con noi ascoltatori, a tratti paraculi, a tratti formidabili, sarebbe bello poterli testare una volta dal vivo.
[Francesco Traverso]
Canzoni significative: The Great Mirage, Djinn, Forestless.
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