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Alexander Tucker - Portal (ATP)

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Alexander Tucker - Portal
Titolo: Portal
Anno: 2008
Produzione:
Genere: rock / folk / psych

Voto:



Certamente generata dall'humus dello psychedelic folk britannico ma non del tutto, la musica di Alexander Tucker è crogiolo di stili che convergono e si addensano con estrema naturalezza.

La chitarra acustica, praticamente perennemente arpeggiata, è la materia prima dalla quale il cantautore britannico, attraverso un sagace processo di manipolazione della forma, estrae gli otto affreschi di "Portal", suo terzo lavoro in carriera (il suo curriculum vanta però collaborazioni con Unhome, Papa M e Tom Greenwood dei Jackie-O-Motherfucker).

Dall'esordio "Old Fog" (2005) ad oggi, l'arte di Tucker è andata sublimandosi tenendo sempre più d'occhio limitrofi panorami sonori da perlustrare. È innegabile che un certo "fare à la Neurosis" più ambientale ed isolazionista (con la benedizione dei lavori solisti dei due frontmen) si sia insinuato nell'oscuro mondo di "Portal", così come è insistente la presenza di drones che fungono da sostegno per ogni song. Il suo spirito un po' ancestrale potrebbe far affiorare alla mente Faun Fables, si sentono echi di lisergie sixties così come reminiscenze settantiane sono palesi (John Martyn su tutti), potremmo pensare persino ai Popol Vuh per certe astrazioni quasi ascetiche, ma invero Tucker cammina saldamemte sulle sue gambe.

Le melodie vocali sembrano quasi nenie ("Omnibaron", uno dei pezzi forti), altrove sono pervase da un leggero disincanto ("Veins To The Sky"; "Husks") e tutte sono intrise da quel timbro quasi androgeno che disegna paesaggi dai contorni sfumati, dove le nubi si coagulano minacciose e colorano di grigio uno scuro mare selvaggio increspato da venti arroganti ("Bell Jars"). Il trip psicotico di "Portal" scava nella mente per giungere allo spirito, per rilasciare le scorie e purificare le zone d'ombra, è una sorta di viaggio visionario con fini espiatori (l'ondeggiante ed interminabile "Here" potrebbe assurgere al ruolo di vessillo).

Ci si lascia trasportare senza inibizioni dal menestrello Tucker, autore di uno dei top album di questo 2008.

[Marco Giarratana]

Canzoni significative: Omnibaron; Here; Bell Jars; Veins To The Sky.

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